Paolo Dorigo
BREVI NOTE IN STILE PROLETARIO PER NON DIMENTICARE ALCUNE COSE,
SENZA GRANDI CITAZIONI NE’ PRETESE
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Se i fatti sono la cartina di tornasole della realtà, ne traducono
in atti tensioni e rapporti sociali, i processi sono la ratificazione di classe
di questi fatti, la loro sintesi ed assimilazione dalla parte di chi detiene il
potere.
Criticando e mettendo in luce, cosa che nel patrimonio della
guerriglia non si è fatto che con la XXII Ottobre (Sossi), gli aspetti di
questa violenza istituzionale che è tutto l’iter di un processo, si agevola la
comprensione di classe NON SOLO DI QUALI SIANO I METODI E LE SITUAZIONI, ED I
PRINCIPI CHE DEVONO REGOLARE LE CONDIZIONI DALLA PARTE DEL PROLETARIATO ANCHE
SECONDO I SUOI LIMITI E SITUAZIONI CONCRETE (manualetti di autodifesa
ecc.), NON TANTO nei termini della specularità tecnica delle inchieste (la
proposta per esempio della schedatura delle inchieste per reati associativi, se
nascesse da un movimento unitariamente espresso ed organizzato, sarebbe
automatica, ma se si forma al di fuori di una realtà del genere, rischia di
divenire addirittura pericolosa), MA ANCHE E SOPRATTUTTO DELLA STORIA DELLE
COSE E DELLE POSSIBILITA’ (con ogni mezzo necessario) DI INCEPPARE IL DATO
POLITICO CHE E’ ANCHE PRATICO, E NON SOLO NEL CONTRAPPORRE AD UN DATO POLITICO
UN ALTRO (specie quando non si è chiarito neppure l’ambito, quale che era la
situazione, come nel caso del processo di Aviano del 1993, un periodo in cui in
Italia la situazione era di merda totale).
Quindi questa pagina, se da un lato ha una sua ufficialità e di
documentazione e di critica, d’altra parte dovrebbe essere vista, da chi sa
comprendere le cose, perché ha cervello e cuore e non solo calcolo di parte,
come uno strumento di comprensione del FATTO CHE DIETRO OGNI PROCESSO DELLA
CLASSE AL POTERE C’E’ UNA MISTIFICAZIONE CHE NE SPIEGA LE SCELTE. Se non vi
fosse necessità di mistificazione, non sarebbe stato un processo politico.
Anche per questo, perché vi fu da parte borghese questa necessità, e
poiché la situazione non permetteva un adeguato livello di chiarezza, specie
nei dubbi e pericoli che una delazione in più tempi e più livelli
(ufficiale e ufficiosa) del Dalla Longa poteva creare. Un po’ come oggigiorno
la mina vagante Maniero, usato anche per attacchi mediatici nei momenti
importanti (es.estate 1999).
Anche per questo lo sforzo documentativi, per nulla orientato a
passar per vittima di giustizia o ad andare assolto per forza.
Alla revisione, se ci sarà, vedremo quale scelta optare tra
l’interesse politico comunque raggiunto (lo sputtanamento della procedura e
della sentenza di Pordenone ed Udine – il processo su un attacco ad una base
USA finalmente impossibilitato ad essere silenziato sul piano nazionale dietro
falsità e sminuzioni –es.”molotov”- NON
NOSTRE DEL PROLETARIATO NE’ MIE PERSONALI NE’ INDOTTE A TERZI DA ME) e quello
meramente tecnico e giuridico (dimostrare che nella crisi del capitalismo al
suo massimo stadio è possibile anche mettere a nudo il sistema della loro
giustizia nei loro stessi ambiti, un po’ come fece il Grande Compagno
Dimitrov).
Di certo, nessun timore nostro né mio in particolare di questa
sfida, con il desiderio di denudare i nemici delle loro colpe e mestizie
condotte per una dozzina d’anni senza discontinuità alcuna.
29-12-2005
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