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(traduzioni del 1999)
ELEMENTI DI STORIA E DIBATTITO SULLA RIVOLUZIONE SOVIETICA DEL 1917 (FRANCIA –
CANADA)
Organizzazione Comunista Voce Proletaria, Francia
A proposito del precedente articolo …
sulla rivoluzione sovietica
Estratto della piattaforma politica di VP, quaderno n.2, 1997
Gruppo Azione Socialista, Canada
Cronologia dal Febbraio all' Ottobre 1917
Elementi di
Storia del Movimento Comunista Internazionale
di Jean Labeil
La Rivoluzione
Sovietica
1a parte
(traduzione dal francese da “Partisan”, organo
dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, n.123, ottobre 1997)
Già 80 anni !
Il 25 ottobre 1917 la borghesia russa
ed i proprietari terrieri persero il potere. Mezzo secolo dopo la Comune di
Parigi, un "governo della classe operaia" nacque sulle rovine del
dispotismo zarista. Quel giorno il governo borghese di Kerensky fu destituito
dal movimento insurrezionale. La sera del 25
ottobre, il II Congresso dei Soviet di Russia si riunì e prese il potere. I
bolscevichi furono maggioritari. Questo decise la formazione del "primo
governo provvisorio degli operai e dei contadini", che prese il nome di
Consiglio dei rappresentanti del Popolo. Questo governo venne presieduto da
Lenin e fu formato da dirigenti bolscevichi.
Il nuovo Stato
sorto dall'Ottobre non fu più uno stato borghese, esso rappresentò un potere
inedito: il potere dei Soviet, la dittatura rivoluzionaria del proletariato. Ed
il cammino che la rivoluzione russa percorse dopo la presa del potere dal 1917
al 1923 non fu meno faticoso e tortuoso della sua lunga marcia verso il potere
(dal 1905 al 1917). Essa costituì il primo vero colpo violento contro la
vecchia società ed i primi passi di una rivoluzione proletaria vittoriosa. Per
questo motivo essa ha dovuto imparare molto. Essa è stata estremamente
imperfetta, i suoi errori furono incredibilmente numerosi e la
controrivoluzione borghese riuscì infine ad imporsi. Ma non è questo l'essenziale,
il suo merito indiscutibile, la sua fondamentale opera storica è semplicemente
il fatto di essere avvenuta. Come si è arrivati a ciò ?
Da Una Rivoluzione All'Altra (dal gennaio 1905 al febbraio 1917)
1905-1907 - Nel 1905 avvenne la prima rivoluzione
borghese russa. Essa segnò l'assalto iniziale delle masse contro lo
zarismo. Dopo la sua sconfitta i menscevichi e i socialisti rivoluzionari si
opposero al partito bolscevico e a tutto il movimento rivoluzionario superando
il contesto borghese delle trasformazioni democratiche.
Durante la
rivoluzione del 1905 i Soviet dei deputati operai apparirono per lo più nelle
grandi città. Riunirono i delegati delle fabbriche e delle officine e
costituirono un'inedita organizzazione politica di massa della classe operaia.
Il 13 ottobre 1905 venne eletto a San Pietroburgo il primo Soviet dei deputati
operai, quindi, la notte stessa, seguì quello di Mosca. L'influenza dei Soviet crebbe rapidamente. Sebbene si costituissero spesso
spontaneamente, senza regolarizzazione né ufficialità e la loro composizione
fosse abbastanza eterogenea, i Soviet agirono come sistema di potere.
D'autorità, istituirono la libertà di stampa, invitarono il popolo a non pagare
più le imposte al governo zarista, talvolta confiscarono il denaro del governo
destinandolo alle necessità dell'insurrezione rivoluzionaria. Dunque i Soviet
rappresentarono allo stesso tempo gli organi dell'insurrezione armata e
l'embrione di un nuovo potere rivoluzionario.
La rivoluzione
russa presenta un doppio carattere che guida il complesso groviglio delle due
tappe della rivoluzione:
la rivoluzione
democratica essenzialmente contadina e la
rivoluzione proletaria.
Fin dal luglio
1905, Lenin lanciò la parola d'ordine della "dittatura democratica
rivoluzionaria del proletariato e dei contadini".
1914-1916 - Il primo conflitto imperialista
mondiale. Nell'agosto 1914 la Russia zarista entrò in guerra a fianco
dell'Inghilterra e della Francia. Durante il macello imperialista, la
socialdemocrazia europea si divise in due tendenze radicalmente inconciliabili:
da una parte il sostegno nazionalista alla propria borghesia imperialista,
dall'altra l'internazionalismo del proletariato. Il partito bolscevico fu il
solo partito socialdemocratico a difendere in blocco il disfattismo
rivoluzionario. Vale a dire l'internazionalismo, la fratellanza, la lotta
per la disfatta ed il rovesciamento della propria borghesia nella guerra
imperialista. I bolscevichi furono anche i soli a rompere nettamente e
risolutamente con i "social-sciovinisti" che sostenevano la loro
borghesia e tradivano la rivoluzione mondiale. Alla fine del 1916, la Russia
diventò ingovernabile. Con la crisi politica gli scioperi assunsero una
maggiore ampiezza (un milione di scioperi nel 1916), l'agitazione vinse sull'esercito
e l'approvvigionamento delle città fu reso problematico dall'afflusso di
rifugiati. Il regime era ormai screditato ed allo stesso tempo indebolito.
Il "Dualismo di Potere" e lo Sviluppo dei Soviet (dal
febbraio all'ottobre 1917)
In questo periodo, la borghesia russa mantenne il potere dello
Stato, ma non poteva sperare di
conservarlo a lungo. Da parte loro, le masse sempre più folte degli operai, dei
contadini e dei soldati, organizzate spontaneamente nei Soviet, non riuscivano
ancora a conquistare il potere politico.
Febbraio-marzo 1917 - La situazione era
caratterizzata dall'intrico tra le due fasi della rivoluzione: il declino della
dominazione borghese e lo sviluppo della dittatura rivoluzionaria del
proletariato e dei contadini (il potere dei Soviet). Questa situazione di
"dualismo di potere", dal marzo all'ottobre 1917, era molto
instabile. A Pietrogrado e a Mosca il potere era effettivamente in mano agli
operai e ai soldati. Ma rimase irrealizzato poiché la borghesia grazie alla
mediazione dei S.R [Socialisti rivoluzionari, ndT] conservò un sostegno
politico e dunque il potere dello Stato.
Marzo-maggio 1917. La tattica bolscevica sì basava sull'analisi
di Lenin secondo cui la rivoluzione democratica borghese già nel marzo 1917 era
finita. I compiti rivoluzionari erano quindi:
· realizzare la trasformazione
della rivoluzione democratica in rivoluzione proletaria;
· assicurare il ruolo dirigente del
proletariato nella rivoluzione e sviluppare l'iniziativa rivoluzionaria dei
contadini.
Questa tattica
presupponeva innanzitutto che i bolscevichi diventassero maggioritari nei
Soviet operai ma senza per questo “prendere il sopravvento” sul movimento
contadino. In aprile il partito bolscevico lanciò tre parole d'ordine che le
masse fecero proprie in breve tempo:
Abbasso la guerra - Abbasso il governo
provvisorio - Tutto il potere ai Soviet!
Marzo-ottobre 1917. A partire dal
febbraio 1917, i Soviet dei deputati operai e dei soldati (si trattava
principalmente di contadini mobilitati nell'esercito) rappresentavano gli
organi del potere popolare e materializzavano l'alleanza tra il proletariato ed
i contadini. In poche settimane, nel marzo 1917, centinaia di Soviet, migliaia
di comitati di fabbrica e di quartiere e di milizie delle “guardie rosse” operavano
nelle città. Altrettanti furono i luoghi di dibattito, di iniziative,
d'espressione e di azione politica di massa. Operai, soldati, contadini,
intellettuali, donne, giovanissimi, mussulmani o armeni indirizzavano ai Soviet
migliaia di mozioni, petizioni e rivendicazioni.
In aprile e giugno a Mosca e a
Pietrogrado durante le manifestazioni apparsero le prime parole d'ordine
bolsceviche:
Àbbasso la guerra - Abbasso il governo
provvisorio – Viva il controllo operaio
- Tutto il potere ai Soviet !
In Russia il numero dei Soviet era stimato a 400 nel marzo 1917, a
600 in agosto ed a 900 in ottobre. Questo vasto movimento fu in gran parte
spontaneo e frutto dell’azione dei militanti menscevichi e soprattutto
bolscevichi. Per i menscevichi ed i S.R., i Soviet non erano altro che organi
di combattimento e di propaganda, ed i comitati di fabbrica adempivano
essenzialmente a compiti di tipo sindacale. Al contrario, per i bolscevichi i
Soviet ed i comitati di fabbricafurono anche e soprattutto organi del nuovo potere
politico - come durante la prima rivoluzione borghese del 1905, tendendo di fatto sempre più a
trasformarsi in organi di potere locali - essi elessero i loro delegati ai
Soviet delle regioni e dei “governi” (province) ed al congresso dei Soviet - ad
esempio il Soviet di Pietrogrado che in Russia godeva di grande autorità si
bolscevizza con sempre maggiore rapidità a partire dai comitati di fabbrica.
Durante tutto
questo periodo il movimento dei Soviet fu essenzialmente proletario. Lo
fu anzitutto per la sua base sociale. La principale base di classe e di
organizzazione sulla quale si appoggiò e si sviluppò la bolscevizzazione dei
Soviet delle città fu costituita dai comitati di fabbrica. Poi, sempre più,
grazie alle posizioni rivoluzionarie proletarie dei Soviet operai.
L'influenza dei bolscevichi in seno ai Soviet operai si sviluppò dal
febbraio al luglio 1917, dapprima lentamente, poi con una velocità fulminea.
I contadini ed i soldati - (Essenzialmente contadini strappati ai loro
villaggi) costituivano la seconda componente del movimento dei Soviet.
I contadini propriamente detti erano presenti ma con crescente
reticenza in questo movimento - quando lo costituiscono. Certamente la classe
contadina si muoveva e si organizzava fin dalla primavera 1917, ma il centro di
gravità della sua organizzazione era rappresentato dal sistema dei comitati
agrari. Questi comitati agrari erano costituiti lontano dai villaggi, a
livello provinciale, di circoscrizione e di distretto. Essi erano controllati
dalla piccola borghesia "rurale" costituita dagli agronomi, maestri
elementari, dirigenti di cooperative e lavoravano con il governo provvisorio.
L'influenza politica dei S.R. di destra in seno ai comitati agrari era
massiccia e questa situazione non migliorò prima di ottobre. Per esempio
nell'ottobre 1917 l'immensa maggioranza dei Soviet contadini esistenti si
pronunciò contro la partecipazione al Congresso dei Soviet. Le masse
contadine non si ponevano il problema del potere. La loro azione era
essenzialmente orientata verso l'espropriazione diretta delle terre, la
spartizione delle grandi proprietà dei proprietari fondiari dello Stato zarista
e del clero. A partire dal maggio 1917, il movimento di massa contadino si
radicalizzò prendendo ampiezza. Dal maggio all'ottobre 1917 i contadini stessi
risolsero la questione della terra con migliaia di rivolte spontanee per la
spartizione e l'espropriazione. Posero Così, direttamente, le condizioni
oggettive della Rivoluzione d'Ottobre. Il partito bolscevico si accinse quindi a
sostenere il movimento insurrezionale di massa dei contadini. Tra giugno
e settembre, le parole d'ordine del partito bolscevico penetrarono rapidamente
tra le masse operaie e, alla fine di settembre 1917, i bolscevichi erano
maggioritari nella classe operaia russa. Dalle “giornate di luglio” a
settembre, i bolscevichi raggiunsero la maggioranza nei comitati di fabbrica e
di quartiere e nei Soviet delle città.
L'Insurrezione di Ottobre
Agosto-settembre 1917 - A partire dall'estate 1917 il partito bolscevico rappresentò un
partito di massa influente che nei Soviet e nelle amministrazioni vinceva ormai
le elezioni, una dopo l’altra. Alla
fine di settembre 1917 il Soviet dei deputati degli operai e dei soldati era
ancora presieduto dai menscevichi a dai S.R., ma questi ne avevano perduto il
controllo. La crisi era matura ! Al congresso dei Soviet i bolscevichi,
sostenuti da alcuni S.R. di sinistra, divennero maggioritari. La parola
d'ordine Tutto il potere ai Soviet ! divenne realtà.
Ottobre 1917 - Di fatto l'insurrezione d'ottobre non
fu che il risultato della volontà del proletariato rivoluzionario di prendere
l'iniziativa e di "colpire all'improvviso". Lo stesso scontro armato
fu quasi simbolico. L'insurrezione armata degli operai, dei soldati e dei
marinai di Pietrogrado (capitale della Russia) diretta dal partito bolscevico
trionfò quasi simultaneamente a Mosca e nei grandi centri urbani. Il primo atto
del nuovo potere dei Soviet consistette nel dare inizio a delle trattative
immediate in vista di una pace "giusta e democratica" e nell'adottare
il "decreto sulla terra" che abolì la proprietà delle terre dei
grandi proprietari fondiari. Poi, dal novembre 1917 all'aprile 1918, il governo
sovietico fece seguire a tappe forzate le leggi ed i decreti. Instaurò il Controllo
operaio, la nazionalizzazione della banche e della terra, la creazione di
cooperative di consumo, la sospensione dei dividendi agli azionisti delle
società anonime, l'annullamento dei prestiti politici, il monopolio di Stato
del commercio estero, ecc. In questo e in altri modi la lotta di classe, la
lotta per il potere politico, continuerà sotto la dittatura del proletariato
con ancora maggiore asprezza: guerra civile, lotta contro i contadini ricchi ed
agiati, lotta ideologica nel seno stesso del partito bolscevico e dello Stato
sovietico, ecc.
Scheda
Bolscevichi/Menscevichi – Maggioranza/ Minoranza
I menscevichi
rappresentavano la corrente riformista del P.O.S.D.R. Essi furono messi in minoranza dai bolscevichi nel 1907. Come i
bolscevichi, i menscevichi si richiamano al marxismo, ma, come i S.R., si
rifiutano di riconoscere la possibilità di una rivoluzione proletaria in
Russia.
P.O.S.D.R. :
Partito operaio socialdemocratico di Russia.
P.O.S.D.R. (b)
: Partito operaio socialdemocratico di Russia (bolscevico).
S.R.:
Socialisti rivoluzionari (membri del partito socialista rivoluzionario).
I S.R.
costituiscono la corrente più importante di una tendenza politica che
pretendeva di unificare tutti i "lavoratori" sotto la direzione
formale della classe contadina e che, come i menscevichi, lasciavano così il
potere alla borghesia.
Dopo il
febbraio 1917, i S.R. si dividono in S.R. di destra e S.R. di sinistra; questi
ultimi dall'ottobre 1917 al luglio 1918 collaborarono momentaneamente con i
bolscevichi.
Soviet: consiglio operaio e contadino.
Assemblea popolare permanente di base, distinta da sindacati e assemblee di
sciopero.
Scheda
La Russia Zarista del 1910-1913
In una Russia
capitalista economicamente e politicamente arretrata, in cui la classe contadina
costituiva la stragrande maggioranza, la classe operaia era largamente
maggioritaria. Nel 1913, la Russia contava all'incirca 11 milioni di operai,
cioè il 14% della popolazione, di cui 3 milioni di operai dell'industria
fortemente concentrati in alcuni grandi centri urbani, mentre i contadini
rappresentavano circa il 67% della popolazione, di cui l'85% si trovava in condizioni di povertà.
L'imperialismo
russo aveva un doppio carattere. L'espansione industriale della Russia si
basava ancora in larga misura su una "accumulazione primitiva"
(espropriazione progressiva dei contadini) di cui lo zarismo è lo strumento, ma
il capitale finanziario a Mosca e a Pietrogrado era già sviluppato e gli
investimenti e la penetrazione dell'imperialismo anglo-francese nell'industria,
pacifici.
La Russia con
le sue specificità costituiva l"'anello più debole della catena
imperialista" e questo, non solo grazie alla sua particolare
"arretratezza economica", ma anche a causa di una convergenza
esplosiva di contraddizioni sul piano economico (convivevano modi diversi di
produzione e forme di sfruttamento di massa praticate dai proprietari terrieri
dai capitalisti russi e dal capitale straniero), politico (il regime di oppressione dell'autocrazia zarista e la
miseria di larghi strati proletari) ed ideologico (situazione di crisi acuta
sullo sfondo della guerra imperialista).
Scheda
Il Programma del Partito Bolscevico dall'Aprile 1917 all’Ottobre
1917
Le Tesi di Aprile (4
aprile 1917)
Tra i 10 punti
delle sue tesi in cui il programma riconduce tutto alla lotta per la
preponderanza dei deputati operai, dei salariati agricoli, dei contadini e dei
soldati all'interno dei Soviet, Lenin
definì i compiti immediati del proletariato:
- La lotta
contro la guerra, e la fratellanza,
nessun sostegno al governo provvisorio, i Soviet erano la sola forma possibile
di governo rivoluzionario.
- La Repubblica
dei Soviet dei deputati operai, dei salariati agricoli e dei contadini.
- La
soppressione della polizia, dell'esercito (permanente) e del corpo degli
impiegati statali.
- La confisca
di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari, la nazionalizzazione nel
paese di tutte le terre mettendole a disposizione dei Soviet locali dei
deputati, dei salariati agricoli e dei contadini.
- La fusione di
tutte le banche in una banca nazionale unica.
- Il controllo
operaio nelle imprese.
Il "decreto
sulla terra" (26 ottobre 1917) mette in atto una politica radicalmente
diversa rispetto alle tesi di aprile.
- Le terre dei semplici contadini e dei semplici cosacchi
non furono confiscate. La confisca del bestiame non colpì i piccoli contadini.
A tutti i
cittadini (senza distinzione di sesso)
dello Stato russo che desideravano sfruttare la terra con il loro lavoro, con
l'aiuto delle loro famiglie o in società, fu concesso l'usufrutto della terra.
Il lavoro salariato fu vietato. L'usufrutto della terra doveva essere uguale per tutti.
(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno
prigioniero politico, Opera)
Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale
di Jean Labeil
La Rivoluzione
Sovietica
2a parte: Tutto
il Potere ai Soviet ?
(traduzione dal francese da “Partisan”, organo
dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, n.124, novembre 1997)
Dopo l'Ottobre, il periodo rivoluzionario che va dal 1917 al
1921 è marcato dalla continuazione e dall'acutizzarsi della lotta di classe. Il
nuovo potere dei Soviet si trovò di fronte a innumerevoli difficoltà, nuove e
ben più ardue della presa del potere. "Ecco
- ironizzò Lenin - che è un po' più
difficile che dare prova di eroismo per qualche giorno […] limitandosi ad un breve guizzo:
l'insurrezione contro questo mostruoso imbecille di Romanov (lo Zar) o contro
questo fanfarone cretino di Kerensky (Primo ministro prima dell'Ottobre).
L'eroismo di un lungo ed ostinato lavoro di organizzazione su scala nazionale è
infinitamente più difficile rispetto all’eroismo degli insorti si colloca molto
più in alto."
La Dittatura Rivo1uzionaria: Capitalismo
di Stato e Controllo Operaio (Ottobre 1917- Giugno 1918)
Ottobre-novembre 1917
Il controllo operaio
La sera dell'insurrezione di Ottobre, la dittatura si
concretizzò nelle prime misure economiche e politiche del programma del partito
bolscevico. Il potere dello Stato era esercitato dal Consiglio dei commissari
del popolo ("il governo provvisorio degli operai e dei
contadini") presieduto da Lenin. Un governo di coalizione composto da 11
bolscevichi e da 7 S.R. di sinistra fu costituito nel dicembre l9l7 e rimase in
carica fino alla fine di febbraio del 1918. Successivamente fu il comitato
centrale del partito bolscevico ad esercitare direttamente il potere
governativo. Il governo rivoluzionario provvisorio espropriò un certo numero di
imprese industriali e commerciali, ma la priorità non venne data all'estensione
delle nazionalizzazioni e delle espropriazioni. Non si trattava "di
introdurre il socialismo", ma di consolidare il nuovo potere proletario al
fine di costruire un capitalismo di Stato sotto il regime dei Soviet operai
e contadini e per l'organizzazione del controllo operaio. Durante
questa tappa transitoria i comitati di fabbrica assunsero un ruolo di
controllo e non di direzione: la classe capitalista rimase in possesso di
una parte dei mezzi di produzione che vennero tutti sottomessi al controllo
dello Stato sovietico come loro intermediario. Questa politica permise al
capitalismo di Stato di svolgere un ruolo importante: ad essa dovette seguire
una politica di regolamentazione della produzione attuata dagli operai.
L'attuazione del controllo operaio si scontrò immediatamente con una grande
quantità di difficoltà e di contraddizioni. Lo sviluppo concreto della lotta di
classe nel corso del 1917 in effetti ha definito il problema del controllo
operaio come sviluppo del movimento dei comitati di fabbrica in cui militavano
tutte le correnti operaie rivoluzionarie (S.R. di sinistra, anarchici,
bolscevichi, ecc.). Durante le settimane che seguirono alla presa del potere,
il partito bolscevico tentò di trasformare le differenti attività politiche di
migliaia di comitati di fabbrica in un controllo operaio coordinato e
centralizzato. Il compito non era facile poiché con l'aumento dei comitati
di fabbrica si sviluppava la tendenza a consolidare ogni fabbrica come un'unità
di produzione autonoma e indipendente proprietà collettiva degli operai
stessi, che decideva, essa stessa, la propria quantità di produzione, gli
acquisti, i prezzi ecc. Beninteso, al contrario, il controllo operaio
presupponeva certamente il dominio sociale della classe operaia nel suo insieme
sui mezzi di produzione. I poteri locali atomizzati e "concorrenti"
dei comitati di fabbrica dovettero subordinarsi ad un coordinamento comune,
specie nelle unità di produzione industriale. Senza un'organizzazione
centralizzata, però il coordinamento non poteva che svilupparsi in modo
anarchico attraverso il mercato e la concorrenza tra le diverse branche
industriali e le varie fabbriche. Praticamente, l'organizzazione centralizzata
finì per portare alla paralisi della produzione.
Ora è giusto passare al periodo dell'inverno 1917-1918. Agli
occhi di molti operai l'istituzione di un controllo centralizzato risultò come
una specie di "confisca del potere" che loro stessi avevano strappato
alla borghesia. Questo "egoismo d'impresa", che si appoggiava sull'ideologia
piccolo borghese, fu incoraggiato dai menscevichi, dagli anarchici e dalle
reticenze di certi bolscevichi. Una parte della classe operaia fu così spinta a
difendere l'autonomia dei comitati di fabbrica come quella dei
"comitati di stazione" nelle ferrovie. La concezione anarcoide
dell’"autogestione", propria delle correnti anarchiche del controllo
operaio, s'oppose allora alla concezione centralistica dei bolscevichi. Di
fatto, il decreto sul controllo operaio che avrebbe dovuto essere promulgato il
26 ottobre 1917 non venne adottato che il 14 novembre 1917. Nel sistema dei
Soviet fu incluso il controllo operaio. I comitati o consigli di fabbrica
furono anche subordinati al controllo delle istanze superiori a livello locale,
di provincia o di regione ed il decreto prevedeva l'istituzione di un consiglio
del controllo operaio all'apice di questo apparato di controllo. La
collocazione dei comitati di fabbrica (emanazione diretta dei lavoratori) e
dell'apparato sindacale (struttura centralizzata) nell'organizzazione del
controllo operaio costituì un'altra fonte di difficoltà e di conflitti nella
classe operaia e nel partito.
Novembre 1917- giugno 1918
Tutto il potere ai Soviet ?
"Il controllo
operaio è il controllo dello Stato sovietico e non una molteplicità di
controlli dispersi" spiegava Lenin. In breve, i comitati di fabbrica
furono così integrati nel controllo operaio "nazionalizzato" e
persero in pratica ogni autonomia. Al consiglio del controllo operaio
dell'inizio del 1918, i cinque rappresentanti del consiglio dei comitati di
fabbrica si trovarono ad essere ultra-minoritari di fronte ai
rappresentanti delle federazioni sindacali che ne erano di fatto possessori.
Inoltre, davanti alla necessità di rifornimenti centralizzati il partito
bolscevico assegnò sempre più potere al consiglio superiore dell'economia
nazionale che poco a poco "duplicò" il sistema di controllo
operaio.
Parallelamente, a partire dal gennaio 1918, il comitato
centrale esecutivo dei Soviet si trovò, nei fatti, totalmente privato del
potere esecutivo a tutto vantaggio del governo, ossia degli organi dirigenti
del partito bolscevico. Esso si trasformò quindi in un semplice strumento di
ratifica di decisioni delle quali non aveva nemmeno l'iniziativa.
Nel marzo 1918, il partito bolscevico lanciò la parola
d'ordine generale del momento, centrata sui compiti di gestione e
amministrazione:
· Organizzare il censimento
ed il controllo nelle imprese dove i capitalisti erano già stati espropriati.
· Aumentare la produzione e
la produttività del lavoro, introdurre in modo pratico e mettere alla prova il
salario a cottimo; applicare i numerosi elementi scientifici e progressivi
richiesti dal sistema di Taylor ecc.
· Organizzare l'emulazione.
· Concedere che venissero pagati ad un prezzo
molto elevato i "servizi" dei migliori specialisti borghesi:
“(…) questa
misura è un compromesso, in qualche modo un abbandono dei princìpi della Comune
di Parigi (…)”
· Rinforzare la disciplina,
in particolare la disciplina del lavoro: le masse devono “(…) obbedire senza
riserve alla volontà unica dei dirigenti
del lavoro”.
Molto presto quindi, fin dal 1918, la Rivoluzione sovietica si
riscontrò concretamente e praticamente nella realtà di una dittatura esercitata
per il proletariato da parte del partito bolscevico. I Soviet, che dovevano
costituire gli organi di governo della classe operaia furono in realtà
degli organi di governo per i lavoratori esercitati dallo strato più
avanzato del proletariato e non dalle masse. Questa situazione fu denunciata
dagli anarchici e dai "comunisti di sinistra" nel partito bolscevico.
In presenza della dittatura del proletariato, questo processo di
"deriva" del potere politico dei Soviet verso il partito (a vantaggio
dei suoi organi dirigenti in particolare) era per certi aspetti naturale ed
inevitabile. Ma nella Russia del 1917-1918 esso si determinò assai rapidamente
ed in modo incontrollato. Il partito bolscevico non riuscì a dominarlo e le sue
conseguenze nella burocratizzazione del partito e dello Stato sovietico furono
considerevoli. Appena sorto il potere dei Soviet era in effetti attaccato su
tutti i fronti ed era già in pericolo di morte permanente. In pratica il
proletariato era condannato a non esercitare più di tanto la sua dittatura se non che "per procura”: gli apparati
dello Stato sovietico (Soviet dei conmissari del popolo, Armata rossa,
Ceca, sindacati ecc.) non sono sotto il controllo politico dei Soviet e
viceversa l’indebolimento dell'attività
dei Soviet iniziato nella primavera 1918 conobbe una accelerazione durante il
"comunismo di guerra". Nelle condizioni di inizio della guerra civile
in cui prevaleva la parola d'ordine "tutti al fronte" il controllo
operaio finì per disintegrarsi, i comitati di fabbrica si scioglievano un po'
alla volta svuotati dei loro elementi più combattivi e politicizzati.
All'inizio dei 1919 essi non erano altro che un ricordo: gli operai più attivi
erano stati assorbiti dai comitati politici in seno al partito, ai sindacati,
e/o dagli apparati dello Stato. Si arruolarono in massa, soprattutto nell'Armata rossa, nelle milizie o
nella Ceca.
Il Periodo del "Comunismo di Guerra”'
(Giugno 1918 - Marzo 1921)
Fin dal maggio 1918 iniziò la guerra civile: il blocco e l'intervento
militare imperialista alleato alle insurrezioni delle armate bianche e, fin
dalla fine del 1921, le rivolte contadine; la crescita è onnipresente e
continua dal 1917 al 1921.
Giugno 1918 – Dicembre 1920
Il
“comunismo di guerra”
A partire dal giugno 1918 la
guerra civile costrinse il partito bolscevico a modificare la sua politica. Il "comunismo
di guerra" regolamenta la produzione ed il consumo come dentro
una “fortezza assediata”. Esso organizza la guerra sul fronte e stabilisce: 1. la
guerra per la produzione: una accresciuta concentrazione dei poteri della
decisione economica e politica, la costituzione di grandi unità di produzione e
l'incremento della produttività del lavoro;
2. la guerra per il grano: l'accelerazione della sostituzione
delle forme di ripartizione e di scambio esistenti sul mercato con altre forme
il cui funzionamento era assicurato dallo Stato (approvvigionamento, censimento
e controllo ecc.)
Per rispondere alla necessità del "comunismo di guerra”
lo Stato sovietico si militarizza e si prende, con le buone o le cattive, tutto
ciò che era recuperabile dall'apparato dello Stato zarista, come anche tra i
tecnici e gli specialisti dei vecchio regime borghese. Così l'Armata rossa
organizzata da Trotsky dal marzo 1918 si costituì in gran parte sulla base del
vecchio apparato militare. Il suo comando era in parte assicurato da ufficiali
rivoluzionari che venivano dalla gavetta, ma comprendeva anche numerosi
ufficiali dell'armata zarista. Trotsky, come del resto l'insieme della
direzione bolscevica, aveva una visione puramente "tecnica", apolitica,
dei problemi militari. Le vittorie militari della giovane Armata Rossa cui la
classe operaia contribuì in massa attestarono il totale trionfo del
proletariato sui suoi vecchi maestri. Ma questa guerra civile mortale durata
quasi 4 anni esaurì le energie, dissanguò le forze rivoluzionarie e bloccò le
possibili avanzate verso il socialismo: tutte le sue forze furono concentrate
sul fronte militare, il proletariato fu costretto ad allontanarsi dalla
lotta economica politica ed ideologica verso il socialismo. Per il partito
bolscevico e lo Stato sovietico tutto si svolse in effetti come se le misure
amministrative compiute potessero sostituirsi al movimento rivoluzionario delle
masse.
Durante il "comunismo di guerra" la
militarizzazione dell'economia e della società sovietiche rafforzò il ruolo già
dominante del capitalismo di Stato. Si svilupparono poco a poco in seno al
partito ed allo Stato i germi di un gruppo sociale dal contorno dapprima incerto ma preciso
quanto al suo ruolo ideologico e politico e alla sua collocazione
nella divisione sociale del lavoro; la direzione e l'amministrazione
dell'economia dall'alto in basso (dalle commissioni e dai gabinetti
ministeriali al più piccolo laboratorio di produzione). Questo nascente strato
borghese prese forma nell'amministrazione, tra i funzionari, gli
"specialisti tecnici" ed altri "esperti riunitisi" al nuovo
regime, ma anche presso i responsabili degli organi dirigenti del
partito, dei sindacati e dei Soviet stessi. Esso iniziò ad avere un ruolo
crescente in seno agli organismi di direzione e di apparato dello Stato
sovietico come in seno allo stesso processo di produzione: si trattava, a breve
scadenza, di un rischio di dominio burocratico sui Soviet, sui sindacati
e più in generale su tutti gli organismi di massa.
Nell'ottobre 1919, all'indomani della prima epurazione del
partito, il PC(b)R era composto per il 52%
da operai (vale a dire che questo è stato ad un certo punto il loro peso),
per il l5% di"contadini" (si
trattava spesso di membri del partito che vivevano nelle campagne) e per il 32%
di impiegati ed altri. Circa il 27% di loro erano dell'Armata Rossa
(responsabili politici e militari), più del 53% erano funzionari del governo,
l'8% erano funzionari di partito e dei sindacati e l'11% erano impiegati dell'industria
(numerosi vi svolgevano funzioni amministrative o di direzione).
Dicembre 1920 - marzo 1921
Il "fronte contadino", la scomposizione del proletariato.
Per i contadini sovietici quello apertosi dall'inizio del
1918 era un doppio fronte militare. Essi in effetti si battevano su due fronti
contemporaneamente: con i rossi contro i bianchi che volevano rendere la terra
ai proprietari fondiari; contro i rossi, poi, per mantenere il grano che i
"distaccamenti" venivano a prelevare. Dall'autunno 1920 alla primavera
1922, avvennero decine di insurrezioni armate e rivolte contadine più o meno
organizzate. Il bilancio economico e sociale di questo periodo fu estremamente
pesante. Intere regioni agricole furono devastate e saccheggiate, i contadini
(ricchi, agiati e medi) nascosero il grano limitandone la produzione, inoltre
il blocco delle materie prime disorganizzò l'industria ecc. Per la classe
operaia che aveva sopportato frontalmente lo shock della guerra civile, il
prezzo della sua vittoria si rivelò terribilmente elevato. La guerra, la
carestia ed il ritorno alle campagne come conseguenza della disorganizzazione
dell'industria ridusse di fatto il numero degli operai. Negli anni 1919-1922 si
assistette ad una parziale disintegrazione del proletariato: tra il 1917 ed il
1922 diminuì di più della metà il numero degli operai dell'industria. Durante
la guerra civile la classe operaia si decompose e trasformò profondamente, essa
non aveva più granché a vedere con quella del 1917, né fisicamente, né
politicamente, né ideologicamente. Il proletariato era allo stesso tempo
divenuto "introvabile" sia quantitativamente - come classe sociale –
che qualitativamente, in quanto classe rivoluzionaria.
Fu in tale contesto che si collocò la grave crisi
politico-militare dell'inverno 1920-1921. Inoltre rivolte insurrezionali dei
contadini, molti scioperi operai brevi ed isolati, scoppiarono durante il
febbraio 1921, specialmente a Mosca, Pietrogrado, Smolensk ed in altri centri
industriali (bacino carbonifero del Don). Questi scioperi esprimevano
essenzialmente il malcontento e lo smarrimento della classe operaia che pativa
la mancanza insopportabile di provviste. A Pietrogrado, le sospensioni dal
lavoro durano 4 giorni, dal 24 al 28 febbraio ed il segnale di ripresa viene
dato dalle officine Pontilov, la "fortezza operaia" di Pietrogrado,
dopo il miglioramento delle provviste (con prelevamenti dagli stock dell'Armata
Rossa).
L'insurrezione di Kronstadt del marzo 1921 costituisce il
momento culminante e l'avvenimento simbolico di questa grave crisi. Tuttavia
anche in tale situazione (della primavera 1921) la sanguinosa repressione
militare dell'insurrezione di Kronstadt attuata dalle forze speciali della Ceca
fu sproporzionata. Infatti il margine di negoziato con il comitato rivoluzionario
provvisorio composto di anarchici, S.R di sinistra e bolscevichi era sempre
rimasto sufficiente. Kronstadt rappresenta una manifestazione di debolezza del
partito bolscevico e del proletariato rivoluzionario.
Crollava, allo stesso tempo, la speranza di una rivoluzione
imminente in Europa occidentale. Dal 1917 al 1923 ci furono molte situazioni
rivoluzionarie, insurrezioni armate (1talia, Germania, ecc.) e l'instaurazione
di brevi repubbliche dei consigli (Baviera, Ungheria), ma furono tutte schiacciate.
Scheda
La guerra civile.
Per circa 4 anni (maggio 1918 fino alla fine del 1921) la
guerra civile iniziata con il sollevamento di Kornilov vide la mobilitazione
contro la repubblica dei Soviet di una serie di movimenti armati. Le prime
campagne dell’ammiraglio Kolcak (dal novembre 1918 al febbraio 1919) furono
schiacciate abbastanza rapidamente dalla controffensiva delle masse operaie
appoggiate dai distaccamenti di Kronstadt e di tutta la giovane Armata
Rossa. Nell’ agosto 1918 i contingenti
anglo-canadesi occuparono Bakov mentre unità franco-inglesi sostenevano il
governo di Kolcak ed appoggiavano le retrovie della armata bianca di Denikine.
Nel giugno 1919 le campagne militari di Denikine e poi del barone Wrangler nel
1919-1920 furono le più pericolose. Nel settembre 1919 il sollevamento di
Denikine partito dall’ovest dell’Ucraina raggiunse Orel (a 300 Km da Mosca).
Appena il suo esercito fu respinto egli cedette il comando a Wrangler che nel
marzo 1920 contrattaccò a partire dalla stessa regione. Nel novembre 1920 il
suo corpo d’armata venne finalmente schiacciato a Sebastopoli mediante l’azione
congiunta dell’Armata Rossa e dell’armata dell’Ucraina (l’esercito
dell’Ucraina) e dell’autorganizzazione delle masse costituitesi in gruppi di
partigiani armati. A partire dall’autunno 1920 si costituirono in Siberia
occidentale e nelle province del Tambov e di Voronej decine di eserciti
contadini insurrezionali; nel gennaio 1921 l’esercito contadino di Tambov
contava su 50.000 combattenti circa. Queste insurrezioni e rivolte contadine
non saranno definitivamente eliminate che tra la fine del 1921 ed il corso del
1922.
Dal 1918 alla fine del 1922 la guerra civile, le epidemie,
la carestia ed il freddo fecero
7.500.000 morti mentre la guerra imperialista ne aveva fatti meno di 2.000.000.
Scheda
Chiarimento
Un lettore libertario ci scrive a proposito dell’articolo
precedente Tutto il potere ai Soviet ! (Numero di ottobre di Partisan): “A leggere il vostro articolo
gli anarchici non avrebbero giocato alcun ruolo nella rivoluzione russa. Voi
credete seriamente che i bolscevichi siano stati i soli a battersi all’epoca ?”
La critica di questo lettore è giustificata. L’articolo evidenzia in effetti
due caratteristiche importanti del movimento operaio rivoluzionario russo dal
1905 al 1917 e in seguito.
1. La diversità delle correnti politiche che lo compongono ed in primo
luogo gli anarchici, particolarmente attivi nei comitati di fabbrica, nei
Soviet e durante l’insurrezione di ottobre (a Pietrogrado e a Mosca per esempio).
Passare sotto silenzio il ruolo rivoluzionario delle correnti anarchiche e
anarco-sindacaliste può far pensare che il partito bolscevico rappresentasse la
sola unica forza politica organizzata, dirigente, durante la rivoluzione
d’Ottobre ma non è così.
2. Le diversità delle posizioni politiche in seno al partito bolscevico
stesso, molto meno "monolitico" di come l’articolo può lasciar
intendere.
Precisiamo anche che il “primo governo provvisorio degli
operai e dei contadini" formatosi alla sera dell'insurrezione (26 ottobre
1917) era composto unicamente di bolscevichi designati alla direzione del
partito. I S.R. di sinistra accettarono di entrare nel governo (5 S.R. di
sinistra) solo il 14 novembre 1917.
(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di
un compagno prigioniero politico, Opera)
Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale
di Jean Labeil
La Rivoluzione
Sovietica
3a parte: marzo
1921 – fine 1923
(traduzione dal francese da “Partisan”, organo
dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, n.125, dicembre 1997)
A partire dal
1921, la fine della guerra civile offre alla rivoluzione una tregua militare,
ma lascia il paese prostrato. La lotta di classe continua ugualmente accanita,
esacerbata dalla potente e visibile crescita della nuova borghesia. Il periodo
rivoluzionario che va dal 1921 al 1923 è marcato da lotte decisive e per il
potere. Abbozziamo un quadro d'insieme della società
sovietica dopo 6 anni di rivoluzione.
La nuova politica economica (marzo 1921 - aprile 1929)
Con la fine
della guerra civile, il crollo della produzione industriale e agricola e la
parziale disintegrazione del proletariato sono diventati catastrofici. Nel
marzo 1921, il partito bolscevico opera una svolta politica: “La nuova politica economica" (la
NEP). Non si tratta più solo di una inflessione politica come ai tempi del "Comunismo di guerra" . La NEP
rappresenta un orientamento politico inedito: “a1cune concessioni ed una ritirata", imposte dalla gravità
della situazione.
Marzo - settembre 1921
La NEP segna un ripiegamento di cui gli
obiettivi immediati sono economici:
· Stimolare la funzione del mercato per tenere buoni i
contadini ripristinando al contempo il potere d'acquisto dei salari operai.
· Assicurare una ripresa dell'attività economica sviluppando il
capitalismo privato sotto il controllo dello Stato, in un quadro
caratterizzato dalla dominazione del capitalismo di Stato.
Dal marzo al settembre 1921, si cerca di avviare
la NEP, considerata come un “ritorno” al capitalismo di Stato della primavera
1918. Ossia, per quanto riguarda le novità, la concessione di imprese ai
capitalisti, lo sviluppo di cooperative di piccoli produttori e di piccoli
capitalisti, l'affitto a un singolo imprenditore capitalista di più imprese
industriali, commerciali o miniere appartenenti allo Stato. Non vengono
smantellate le precedenti normative del capitalismo di Stato:il reclutamento
dei capitalisti e dei tecnici borghesi per dirigere le imprese di Stato, il
mantenimento dei rapporti di produzione e della divisione del lavoro
capitalista in queste imprese (sistema taylorista "alla sovietica",
gerarchia capitalista di potere e dei salari) ecc.
Nell'autunno 1921 divenne vitale mettere al primo posto la NEP onde
avviare una regolamentazione statale del commercio e della circolazione
monetaria, in particolare della
“libertà di scambio” (commercio
e piccola industria). Queste misure non comportarono alcuna rinuncia al ruolo
dominante del capitalismo di Stato, al contrario; si trattava di mettere in
atto nuove regolamentazioni statali e di allargare sul mercato gli obblighi
amministrativi. Insomma, si tratta di un accrescimento del potere dello Stato
sovietico sull'economia in un quadro rigoroso e costante della politica di
rafforzamento del capitalismo di Stato perseguita dal 1918. Per Lenin, il
capitalismo di Stato russo gestito dal potere dei Soviet non sarebbe stato più
"capitalista" nel senso corrente del termine. Sempre più "controllato dallo Stato
proletario", esso sarebbe stato "trasformato" in meglio, non
avrebbe potuto “spingersi oltre il quadro
e le condizioni fissategli dal proletariato, ossia le condizioni vantaggiose
per il proletariato”.
Settembre 1921 - fine 1923
La NEP non fu solamente un ripiego dopo il
fallimento del "comunismo di guerra". Fu anche un tentativo di
mettere in atto una forma duratura di alleanza economica tra il
proletariato e la classe contadina sotto la dittatura del proletariato. Con la
NEP si profila così una forma di alleanza politica, l'alleanza degli operai e
dei contadini. Il Piano cooperativo proposto a partire dal gennaio 1923 si
fondava sul principio del libero consenso dei contadini lavoratori: il
passaggio alla cooperazione presupponeva l'assenza di costrizioni. Come
ottenere questa adesione? Con lo sviluppo industriale (circa 6.600 trattori
furono consegnati ai contadini medi nel 1920) e la "rivoluzione culturale" nelle campagne: cultura generale
e politica, sostegno dei contadini da parte del proletariato urbano. Nel
1924-25 circa 1,5 milioni di operai
delle città partecipavano a queste realtà nei villaggi. Ma nei fatti il Piano
cooperativo rimane allo stato progettuale ed i contadini ricchi talvolta ne
erano essi stessi i primi beneficiari.
1923-1929
In campo economico la NEP si rivelò un relativo insuccesso
per l'agricoltura. Globalmente, la produzione agricola non raggiunse prima del
1925-1927 il livello del 1913. Una cifra evidenzia la misura del problema
vitale dell'agricoltura sovietica: nel 1927 la quantità di cereali disponibili
sul mercato era ancora la metà di quella del 1913. I rifornimenti delle città
restavano un problema di impossibile soluzione.
Se ci si attiene alle sole cifre della produzione
industriale, il bilancio della NEP può risultare abbastanza soddisfacente: nel
1926 il livello di produzione del 1913 era stato quasi raggiunto. In realtà, la
politica industriale era incoerente. Gli uomini della NEP, come l'insieme dei
nuovi capitalisti sovietici, si preoccupavano più dei profitti immediati che
degli investimenti a lungo termine. Il ritmo modesto della crescita industriale
comportava il persistere di una disoccupazione endemica (almeno 2 milioni di
cittadini disoccupati nel 1927).
Breve quadro della Rivoluzione russa nel
1923
Alla fine del 1923, dopo sei anni di rivoluzione, un certo
numero di caratteri specifici delle lotte di classe in URSS e nella società
sovietica erano già evidenti, altri erano invece definitivamente fossilizzati;
alcune questioni chiave avevano già preso una direzione ben precisa.
Il proletariato classe "introvabile"
Dal 1918 al
1923 la carestia, la guerra civile, l'intervento straniero e la rivoluzione
avevano fatto 12,5 milioni di vittime. E' la classe operaia a soffrire di più.
Dissanguata, essa non rappresentava alla fine del 1921 che il 6% della
popolazione dell'URSS (di cui meno dell'1% di operai dell'industria). In quanto
classe, il proletariato industriale diventò quasi "introvabile".
Lenin spiegò: “il proletariato industriale nel nostro paese
[…], è declassato, vale a dire che esso è stato deviato dal suo percorso di
classe ed ha cessato di esistere in quanto proletariato[…]. Dato che la grande
industria capitalista è distrutta e che le fabbriche e le officine sono ferme,
il proletariato è scomparso”. Un buon numero di vecchi operai sono morti,
altri sono stati assorbiti dagli apparati dello Stato (amministrazione,
esercito, partito, sindacati ecc.), altri ancora hanno raggiunto la campagna a causa della disoccupazione e
della carestia. Contemporaneamente, degli elementi della borghesia e della
piccola borghesia urbana hanno infiltrato la classe operaia. Nel 1923 il
proletariato russo ha così subito delle profonde trasformazioni. Il partito
bolscevico, che nella primavera del 1917 contava nelle sue fila più del 60% di
operai, nel 1923 non ne contava che il 44%; più del 97% dei suoi membri vi
avevano aderito dopo l'Ottobre e meno del 2% prima del febbraio 1917.
In una società, la solidità della dittatura del proletariato
non è determinata principalmente dalla "quantità", né dal numero
relativo di operai. Ma il potere politico di una classe si esercita solo nella
pratica: è evidente che la "scomparsa fisica" della classe operaia
sovietica non poteva mancare di riflettersi sulle sue capacità di esercizio
della dittatura. Inoltre, giorno dopo giorno, mese dopo mese, il proletariato è
stato inesorabilmente privato, soprattutto nell'amministrazione del suo potere
politico (in seno agli apparati dello Stato sovietico) ed economico (rapporti
di produzione, divisione sociale del lavoro, organizzazione del processo
produttivo ecc.): a causa del persistere delle vecchie abitudini, dei nuovi
privilegi, della burocrazia di Stato, insomma, dello strato borghese nascente e
dei rapporti borghesi in generale.
I comitati di fabbrica ed i Soviet operai, punta di diamante
della rivoluzione d'Ottobre, organi statali della dittatura del proletariato,
non esistevano più o non rappresentavano più nulla. Il proletariato era così
diventato "introvabile" come classe sociale e come classe
rivoluzionaria.
Il processo della
controrivoluzione borghese in URSS
La borghesia di
Stato sovietica era il prodotto della lotta di classe e delle condizioni
economiche, politiche e sociali del 1917-1923. Essa era già latente nelle
misure messe in atto durante il "comunismo di guerra", per poi
prendere forma e consistenza con la NEP. Nel 1918 i bolscevichi sottovalutavano
il pericolo di una controrivoluzione degli sfruttatori che non si appropriavano
dei mezzi di produzione in modo individuale, privato, ma beneficiandone
collettivamente tramite lo Stato sovietico. E questo, nel 1918, era ancora un
pericolo potenziale risultante dal ruolo dominante del capitalismo di Stato,
che si trasformava naturalmente dopo il 1921 in una tendenza sociale profonda e
duratura in via di consolidamento. Nel 1923 la nuova borghesia sovietica (i privilegiati
del regime, gli uomini della NEP, tra gli altri), si unì alla borghesia del
vecchio regime; essa si costituì, a partire dalla burocrazia di Stato, in uno
strato sociale dominante i cui contorni si andavano delineando sempre di più. A
partire dall'economia capitalista ereditata dallo zarismo, una
controrivoluzione bianca classica avrebbe ristabilito con la violenza i vecchi
rapporti borghesi. Dato che la rivoluzione d'Ottobre vittoriosa aveva
sostituito la proprietà privata con l'appropriazione collettiva dello Stato, la
nuova borghesia non poteva allo stesso modo prendere il sopravvento e
ricostruire una classe di proprietari privati. Il processo controrivoluzionario
si era dunque sviluppato furtivamente, "amministrativamente",
camuffato all'interno dello Stato e nel seno stesso del partito bolscevico, nel
suo nome e nel nome del socialismo.
La nuova borghesia che la guidava, marciava così verso il potere
senza apparenti conflitti con il proletariato e si basava:
1. Sulla base
economica dei rapporti di produzione dominanti del capitalismo di Stato
instaurati dopo il 1918, poi rafforzati dalla NEP.
2. Sugli
apparati dello Stato, in cui si annidava una classe di proprietari
collettivi dei mezzi di produzione.
Nel 1923 la macchina amministrativa dello Stato sovietico si
sviluppava sul retaggio dello Stato zarista. Essa rappresentava un gigantesco
corpo di funzionari (10 volte quelli del 1913) in continua crescita. Più dei
due terzi dei membri del partito occupavano funzioni di
"responsabilità" da cui traevano
dei privilegi di classe, una certa autorità e diversi vantaggi
materiali.
Questa controrivoluzione non è quindi pacifica. Per riuscire
nei suoi scopi essa doveva cancellare tutte le conquiste della rivoluzione ed
eliminare parecchie centinaia di migliaia di avversari politici, tanto in seno
agli organi di direzione del partito bolscevico, che tra le masse
rivoluzionarie (operai dei comitati di fabbrica, dei soviet, dei sindacati
ecc.).
Bisognava capire la lezione di tutto questo. La politica
messa in atto per distruggere innanzitutto il "nemico principale" (la
piccola produzione, il capitale privato) ha sviluppato un "altro"
nemico ugualmente pericoloso (il capitale di Stato): il nemico è il
capitalismo in tutte le sue forme ed in tutti gli ambiti, economici,
politici ed ideologici.
La edificazione proletaria della rivoluzione russa: la realtà ed i
miti
Per Lenin, nel 1921-1922, questo lavoro si riconduceva in tre punti
principali:
1. L'uscita rivoluzionaria dalla guerra imperialista
mondiale; denuncia e sconfitta del macello organizzato dalle due fazioni
imperialiste guerrafondaie.
2. La creazione del regime dei Soviet, forma di
realizzazione della dittatura del proletariato. L'epoca del parlamentarismo
democratico borghese era terminata. Un nuovo capitolo si apriva nella storia:
l'epoca della dittatura del proletariato.
3. La costruzione delle basi economiche del regime
socialista. In questo campo, il principale, l'essenziale non era stato
compiuto.
Si può essere più o meno d'accordo con Lenin sui due primi
punti, il terzo racchiude le illusioni di un mito coltivato fin dal 1918. La
rivoluzione russa fu certamente una rivoluzione proletaria ma essa non
poteva in nessun caso delineare davvero la costruzione delle basi economiche
del socialismo. Essa ha potuto schiacciare l'assolutismo zarista, le vecchie
forme di produzione, ma solo questo;
essa non poteva riuscire ad iniziare la costruzione economica concreta
del socialismo in Russia. La sconfitta della rivoluzione in Europa rendeva tra
l'altro irrealizzabile l'impresa. Dal 1918 al 1923 l'URSS vide al contrario il
costruirsi delle basi economiche di un capitalismo di Stato inedito, spinto e
senza maschere.
In sintesi, la situazione oggettiva e la politica del
partito bolscevico fanno evolvere il potere dei Soviet verso uno "Stato in senso proprio". Nel
1923 lo Stato sovietico non è socialista; non è uno Stato in via
di estinzione; non è neanche lo Stato di una dittatura del proletariato.
Pertanto non avvenne nessuna "deformazione" o "deviazione"
che avrebbe allontanato la rivoluzione da una mitica "via ideale al
socialismo" come affermano per esempio i trotzkisti. La nuova borghesia
che si costituì nel 1923 fu il prodotto di una maturazione iniziata fin dal
1918. La presa del potere per questa borghesia non era neanche una fatalità
della storia, la sorte della rivoluzione non era già scritta: la sua storia è
la storia della lotta di classe in URSS e su scala mondiale. Non è quindi
questo l’aspetto essenziale. Malgrado i suoi stessi errori ed insuccessi, la rivoluzione
russa rappresenta un'esperienza ben più ricca di quella della Comune di Parigi,
un'eredità eccezionale per la lotta del proletariato mondiale contro il
capitale. La sua influenza è sempre Così viva e la sua continuità teorica e
pratica costituiscono una sorgente inestimabile di insegnamenti più che mai
attuali per il movimento operaio rivoluzionario (consigli, controllo operaio,
distruzione dello Stato, dittatura del proletariato, ruolo di avanguardia del
partito ecc.).
Scheda
Nomi e sigle
Armata Rossa: da 300.000 uomini
nel maggio 1918, gli effettivi dell'Armata Rossa passano a 800.000 uomini alla
fine del 1918, poi a 5,5 milioni alla fine del 1920. L'Armata Rossa non è
un'armata proletaria, ma un'armata popolare di volontari sotto la direzione
politica del partito bolscevico: essa non dipende dai Soviet.
UP: Ufficio politico del Comitato Centrale.
CC: Comitato Centrale di un partito
comunista (organo dirigente del PC(b) R).
Kulacco: contadino ricco, il kulacco è un
"coltivatore agricolo" generalmente impegnato anche nelle diverse
attività capitalistiche o di pura speculazione (affitto di macchine agricole,
commercio, usura ecc.). Nel 1922 i kulacchi rappresentavano circa il 7% della
popolazione contadina ed il 21% del prodotto agricolo. Nel 1928 essi erano
stimati al 4% o 5 % dei contadini, ma producevano circa il 25% del totale agricolo.
Uomini NEP. Nuovi borghesi provenienti dalla NEP (borghesia burocratica di Stato o nuovi
capitalisti dell'industria e del commercio). Gli uomini NEP delle città erano
gli alleati di classe oggettivi dei kulacchi dei villaggi e, se i kulacchi
vendevano grano allo Stato, a partire dal 1922-23 essi ne vendettero agli
uomini NEP !
PC(b)R: Partito Comunista (bolscevico) Russo (nome ufficiale del
partito bolscevico adottato al VII congresso nel marzo-aprile 1918).
Consiglio dei commissari del Popolo: “governo degli operai e dei
contadini”.
Presieduto da Lenin il primo Consiglio fu composto
unicamente da dirigenti bolscevichi. Alla fine del novembre 1917 cinque S.R. di
sinistra (socialisti rivoluzionari) partecipavano al governo. Poi, il 12
dicembre 1917 venne formato un governo
di coalizione composto da 11 bolscevichi e da 7 S.R di sinistra, che si
mantenne in carica fino alla fine del febbraio 1918. Ma l'opposizione totale
degli S.R. di sinistra verso la politica bolscevica di "pace separata senza condizioni" condusse alla rottura
con il potere sovietico seguito da un tentativo di colpo di Stato (luglio
1918). Ormai il governo presieduto da Lenin era esclusivamente composto da
dirigenti bolscevichi. Di regola i suoi membri venivano designati dal Comitato Centrale Esecutivo. In pratica,
dal 30 ottobre 1917 il governo emise un decreto (all'inizio provvisorio) con il
quale si assumeva il potere legislativo. Il potere governativo (il Consiglio
dei commissari) divenne quindi, di
fatto, nelle mani del potere bolscevico e, progressivamente, del suo CC, quindi
del suo UP.
Ceca: Commissione straordinaria di
lotta contro la controrivoluzione, la speculazione ed il sabotaggio (creata il 20 dicembre
1917, presieduta da Dzerijnski).
La Ceca non dipendeva dai Soviet: era "uno Stato nello
Stato". Fino al luglio 1918 essa era largamente nelle mani degli S.R. di
sinistra (la vicepresidenza, tra l'altro). Nell'aprile 1918 la Ceca istituì i
suoi propri tribunali composti da 3 giudici; a partire dal 17 settembre 1918
essa poteva legalmente condannare ed uccidere senza riferire ai tribunali
rivoluzionari. Il 6 febbraio 1922 la Ceca fu sciolta e sostituita dalla GPU.
Consiglio
superiore dell'economia nazionale (creato il 14
dicembre 1917).
Durante l'inverno
1917~1918 venne incaricato del controllo operaio. Durante il "comunismo di
guerra" si occupò soprattutto dei piani operativi correnti. Il suo ruolo
diminuì all'inizio della NEP, poi aumentò dopo il 1925.
Comitato
Centrale Esecutivo (organo istituito dal Congresso dei
Soviet operai e soldati).
Il Comitato, eletto la
sera dell'insurrezione di Ottobre 1917 rispecchiava la composizione del
Congresso: 62 bolscevichi, 29 S.R. di sinistra, e 10 altri socialisti. I suoi
effettivi furono poi accresciuti con l’ingresso di 100 delegati dell'esercito e
di 50 delegati dei sindacati: il nuovo Comitato così costituito il 15 novembre
1917 comprendeva più di 350 membri e costituì il "Comitato centrale esecutivo dei Soviet dei deputati operai, dei
contadini e dei soldati". Esso assolveva alle funzioni del Congresso
nelle sessioni e designava i membri del Consiglio
dei commissari (il governo). Ma meno di 3 mesi dopo l' Ottobre, il Comitato Centrale Esecutivo si
trovò privato di tutto il potere esecutivo a vantaggio del governo e dunque del
CC e dell'UP del partito bolscevico. Non svolgeva altro che un ruolo di
ratifica, senza poteri politici effettivi.
Scheda
Due correnti politiche della rivoluzione russa (1917-1923)
Gli anarchici. Prima dell'Ottobre 1917, e
poi dopo la vittoria della controrivoluzione borghese in URSS, l'anarchismo (o
il "comunismo libertario") è stato fatto passare per essere più
radicale e più rivoluzionario del bolscevismo. La ragione è semplice: a
differenza del riformismo e dell'opportunismo, l'anarchismo non ha mai
ripudiato l'uso della violenza e dell'insurrezione.
I rapporti del
partito bolscevico con gli anarchici testimoniano la volontà di cooperazione
tra tutte le correnti rivoluzionarie. Ma questa cooperazione era resa complessa
a causa dell'estrema varietà delle tendenze anarchiche, malgrado la loro parola
d'ordine: "Tutto il potere ai Soviet
locali [o liberi]" Fin dall'aprile del 1918 gli anarchici svilupparono
la loro azione liberamente, specialmente a Pietrogrado e a Mosca. Nell'aprile
1918 la Ceca distrusse una delle sedi anarchiche di Mosca. Nel luglio 1918
alcuni anarchici parteciparono al tentativo di colpo di Stato degli S.R, ed in
settembre un gruppo anarchico attaccò la sede del partito bolscevico a Mosca.
Durante la guerra civile una parte di loro combatté nell’Armata Rossa, mentre
un'altra ostacolò la lotta contro la disciplina militare ed il suo disfattismo.
Dal 1918 al
1920 Lenin si sforzò dunque di mantenere buoni rapporti con le correnti
anarchiche nel proletariato: la politica nei loro confronti assunse la forma
della lotta contro le tesi anarchiche evitandone la repressione. Ma la Ceca
sviluppava la sua logica e dirigeva la repressione proprio in quella direzione …
Una tendenza
"contadina" del movimento anarchico (violentemente antibolscevica)
era particolarmente radicata in Ucraina: Makhno vi dirigeva un'armata contadina
contro le armate bianche, la Makhnovchina. L'Armata Rossa e la Makhnovchina
condussero assieme il combattimento contro l'armata di Wrangler. Nel novembre
1920 gli anarchici "makhnovisti" ruppero gli accordi con il potere
dei Soviet e la Makhnovchina venne quindi rapidamente liquidata dall'Armata
Rossa.
Nel marzo 1921
l'insurrezione di Kronstadt portò a nuovi scontri con gli anarchici, seguiti da
una cruenta repressione. In apparenza gli anarchici ritrovarono poi una certa
libertà di espressione fino alla fine del 1927, quando le ultirne
organizzazioni anarchiche furono disperse.
I S.R. di sinistra. Benché la
rivoluzione fosse diretta contemporaneamente contro la borghesia e contro la
politica del compromesso dei partiti democratici (S.R, menscevichi), il partito
bolscevico non li trattava, inizialmente, come dei partiti controrivoluzionari.
Non solo non vennero interdetti, ma dopo l'Ottobre il partito bolscevico tentò
di farli partecipare al governo. Dopo la rottura con loro, le trattative
continuarono con gli S.R di sinistra che si erano separati dal partito S.R.
durante la guerra e che esercitavano sui contadini medio-poveri e medi una
grossa influenza.
I S.R. di
sinistra accettarono di entrare nel governo (5 S.R. di sinistra) solo il 14
novembre 1917 (dopo il loro congresso costitutivo). Un nuovo governo di
coalizione venne formato il dicembre 1917 (11 bolscevichi e 7 S.R. di
sinistra), ma non durò oltre alla fine di febbraio del 1918. Malgrado la loro
radicale opposizione alla pace di Brest-Litovsk, la "collaborazione"
degli S.R. di sinistra con gli organi del potere sovietico (Soviet contadini,
Congresso dei Soviet, Comitato Centrale Esecutivo, ecc.,) durò dall'ottobre del
1917 al luglio del 1918. La rottura avvenne al V Congresso dei Soviet (luglio
1918), dinanzi a 1.132 delegati (di cui 754 bolscevichi e 352 S.R. di sinistra). Uno dei loro
dirigenti fece appello all'azione terroristica ed il giorno dopo una frazione
degli S.R. di sinistra tentò un colpo di Stato a Mosca. Il loro partito era di
fatto diviso. Coloro che si associavano alle attività controrivoluzionarie
furono espulsi dai Soviet ed arrestati, ma quelli che continuarono a lavorare
al loro interno non furono inquisiti fino al 1922.
Il partito bolscevico costituì l'organizzazione più
importante. L'importanza e la posta in gioco delle lotte politiche condotte al
suo interno richiesero un particolare sviluppo. Le correnti e le tendenze che
si affrontarono nel partito bolscevico dal 1917 al 1923 saranno presentate nel
prossimo articolo.
(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di
un compagno prigioniero politico, Opera)
Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale
di Jean Labeil
La Rivoluzione
Sovietica
4a parte: La lotta tra le due vie in seno al partito
bolscevico
(1917-1923)
(Traduzione dal francese da "Partisan", organo
dell'organizzazione comunista "Voce Proletaria", n. 130- maggio1998)
Il numero 125 di "Partisan"
annunciava la cronistoria delle correnti e delle tendenze politiche in seno al
partito bolscevico. Con un po' di ritardo eccovene un rapido panorama.
Il partito bolscevico non era più il "Partito di
Lenin". Per far trionfare le proprie concezioni egli dovette condurre a
lungo delle lotte prima e dopo l'Ottobre. Bisogna insistere su questo punto
poiché l'ampiezza delle discussioni e dei disaccordi, così come la messa in
minoranza a più riprese di Lenin, rivelano il vero significato di questa
partita. Contrariamente alle affermazioni degli "storici ufficiali",
il partito bolscevico fu il primo partito comunista capace di tenere alla larga
lo spontaneismo dalla lotta ideologica e politica. Sin dal 1921-1922 la
democrazia proletaria vi si esprimeva pienamente secondo il principio implicito “unità-critica-unità”; i metodi di lotta,
formulati in seguito da Mao, erano caratterizzati dal rifiuto della "lotta ad oltranza" e degli "attacchi spietati". Ma dopo l’XI congresso del marzo-aprile 1922 (l'ultimo
con Lenin) la lotta ideologica e politica in seno al partito bolscevico cessa
poco a poco di esistere.
Negli anni 1923-1924 non esiste più una opposizione
costituita nel regime sovietico, gli oppositori venivano perseguitati, la
maggior parte di essi è emigrata o aveva aderito al partito bolscevico divenuto
"partito unico". Il centralismo democratico deperisce un po' alla
volta in seno al PC(b)R e, dopo la morte di Lenin, non vi erano più possibilità
per un’opposizione politica incapace di farsi sentire: i diritti della
minoranza non sono più garantiti.
Le opposizioni nel periodo tra il febbraio del 1917 ed il marzo
del 1918
Tra il febbraio e l'ottobre del 1917, si scontravano due
linee: una linea di "sostegno condizionato" al governo provvisorio
(Kàmenev) con la sua variante (Stalin) di "pressione
all'apertura delle trattative di pace"
(di fatto era questo il punto di vista menscevico che consisteva nel
“costringere la borghesia a piegarsi su se stessa") e quella di Lenin: "Tutto il potere ai Soviet - Nessun
sostegno al governo provvisorio".
Più precisamente era la natura stessa della rivoluzione ad essere messa in
discussione. Nell'aprile del 1917 Lenin dichiarò conclusa la rivoluzione
borghese, mentre il programma politico della maggioranza del partito pretendeva
di portare a termine la rivoluzione democratica prima di passare alla tappa
della rivoluzione proletaria.
Queste divergenze di fondo (con Zinoviev e Kàmenev in
particolare) si manifestarono a metà di settembre del 1917 a proposito
dell'inizio dell'insurrezione. La direzione bolscevica temporeggiò per più di
un mese (dal 12 settembre al 22 ottobre) prima di lanciare la parola d'ordine del"'insurrezione immediata" e Lenin arrivò
fino al punto di presentare le sue dimissioni dal CC allo scopo di "fare
propaganda nelle file del partito".
Anche le trattative di pace condotte con l'imperialismo
tedesco a Brest-Litovsk (5 gennaio 1918) aprirono in seno al partito una grave
crisi politica. La posizione di Lenin “firma senza condizioni di un trattato di
pace" rimase minoritaria. Fu l'offensiva vittoriosa dell'esercito tedesco
che costrinse il CC ad accettare il 3 marzo 1918 la firma del trattato di
Brest-Litovsk. Ma il partito bolscevico era molto diviso: l'autorità del CC non
era più riconosciuta dall'ufficio del partito della regione di Mosca ed il
giorno dopo la segreteria del partito di Pietrogrado pubblicò il primo numero
di "Kommunist", organo quotidiano del
gruppo dei "comunisti di sinistra" che si avviava alla scissione.
Le correnti di sinistra (1918-1920)
Dal 1918 al 1920 le varie correnti interne al partito - tra
le altre il gruppo dei "comunisti di sinistra" (Smirnov) e del
"centralismo democratico" (Smirnov, Ossinsky, Sapronov nel 1919-1920)
misero in discussione la politica di sviluppo del capitalismo di Stato proposta
da Lenin. I numeri 1 e 2 di "Kommunist" (4 e 5 marzo 1918)
criticarono le concezioni espresse da una frazione della borghesia (economisti,
tecnici ed esperti, ingegneri, amministratori, ecc.) nelle imprese di Stato e
gli organi del "Consiglio superiore
dell'economia nazionale", così come rispetto all'applicazione del
sistema taylorista (premi, salario a cottimo, prolungamento della giornata
lavorativa, ritmi ecc.). Questi gruppi denunciarono il "centralismo burocratico", lo strapotere dei commissari, la perdita
di influenza dei Soviet e dei comitati di fabbrica, e, praticamente,
l'abbandono dello Stato-Comune amministrato dalla base ecc. Essi rivendicarono una maggiore presenza di operai
nel CC (nel 1923, Lenin fece un'analoga proposta) e maggiori iniziative e
potere dei lavoratori negli organi dello Stato sovietico. Era a Mosca, Pietrogrado, negli Urali, nella classe operaia concentrata
nei grandi centri industriali, che si raggruppavano i loro maggiori
sostenitori.
Queste correnti di sinistra vennero messe in minoranza a
partire dai successivi congressi del PC(b)R (VII Congresso del marzo 1918, VIII Congresso del marzo 1919, IX Congresso del marzo-aprile 1920), quindi scomparirono.
Dalla fine del 1920 emerse una opposizione di sinistra più
potente che diede continuità e sviluppo alle tesi delle precedenti correnti: il
gruppo dell"'Opposizione
operaia".
La "militarizzazione" durante il "comunismo di
guerra" (1919-1921)
Il "comunismo di guerra" sminuì l'ampiezza e
l'acutezza delle lotte politiche; la parte essenziale degli sforzi si concentrò
sul fronte militare, nella guerra civile. Fu in occasione del IX Congresso del partito (marzo-aprile 1920) che emerse
un'importante crisi politica che covava fin dal 1919. Essa si acutizzò fino al
X Congresso (marzo 1921). Questa crisi oppose Lenin a Bucharin e Trotsky. Nel
marzo del 1920 Trotsky teorizzò il principio della "militarizzazione del lavoro”. Egli negò così il carattere provvisorio
ed eccezionale delle misure del "comunismo di guerra". Secondo
Trotsky e Radek, la militarizzazione della società attraverso la "militarizzazione del lavoro" e la “nazionalizzazione dei sindacati" permetteva di
marciare rapidamente verso il comunismo. Bucharin condivideva queste tesi:
giustificò la coercizione ("la
costrizione") al partito delle masse operaie intesa come "autodisciplina". Secondo loro, la
dittatura del proletariato in certe circostanze poteva assumere la forma di una
"dittatura militare proletaria". Costoro si opposero
così frontalmente a Lenin ed alla maggioranza del CC (fra cui
l"'Opposizione operaia").
Nel corso dei mesi che precedettero il X Congresso, dal novembre del 1920 al marzo del 1921, si
assistette ad una immensa battaglia politica. Le divergenze all'interno del CC
raggiunsero una tale ampiezza da sfociare, nel dicembre del 1920, in un ampio
dibattito politico al quale partecipò tutta la direzione del partito: tanto
Lenin, Trotsky e Bucharin quanto Zinoviev, Stalin e Kliapnikov. Durante tutto
il mese di gennaio del 1921 la Pravda pubblicò quasi ogni giorno un articolo
sulla questione della militarizzazione del lavoro e della nazionalizzazione dei
sindacati. La tesi che identificano lo Stato sovietico con lo "Stato operaio" venne smontata da Lenin. Tali divergenze arrivavano alla base stessa
dei problemi inerenti l'esercizio della dittatura del proletariato. Ma, poco a
poco, le argomentazioni di Lenin (sostenute da Zinoviev e Stalin e appoggiate
dall"'Opposizione operaia") e la stessa evoluzione della situazione
fecero perdere terreno al gruppo di destra rappresentato dagli 8 membri del CC
(Trotsky, Buchain, Andreev, Dzerijnsky, Krestinsky, Preobrazhensky, Rakovsky e
Serebijakov).
Così questo X Congresso del partito fu l'ultimo ad essere
preceduto da un ampio ed aperto dibattito. Nel dicembre del 1920 c'erano sette
"piattaforme" politiche diverse, ma all'apertura del congresso (marzo
1921) soltanto due sono le tendenze organizzate che si oppongono ancora alle
posizioni difese da Lenin. Le tre mozioni a confronto sono: il testo
dell"'Opposizione operaia", la "mozione del gruppo degli
Otto" (i sostenitori di Trotsky e Bucharin) e la “mozione dei dieci",
corrispondente alle posizioni di Lenin (Stalin, Tornsky, Zinoviev, Kàmenev). Il
X Congresso pose fine al dibattito tra la maggioranza del CC e le due correnti
di opposizione. La mozione dell"'Opposizione operaia" ottenne solo 18
voti e 50 ne prese quella del "gruppo degli Otto" contro i 336 a
sostegno della mozione del "gruppo dei dieci".
L"'Opposizione operaia",
la NEP (1920-1921)
Mentre Trotsky sosteneva la massima accentuazione della
centralizzazione e della militarizzazione, l"Opposizione operaia"
denunciava le pratiche autoritarie nel partito e negli apparati dello Stato,
così come l'avanzata degli elementi borghesi. Per il gruppo diventa necessario
affidare la gestione dell'industria alle organizzazioni sindacali (da cui la
denominazione di "sindacalismo di Stato"). L'Opposizione chiese anche
che i comitati di fabbrica svolgessero un ruolo di ampio respiro e rivendicò
una politica dei salari più egualitaria. Il gruppo si scontrò così con la
direzione del partito sulla questione del capitalismo di Stato e della NEP.
Lenin considerò le loro concezioni come
"anarcoidi" o anarco-sindacalistiche; concezioni che, in particolare,
negavano il ruolo dirigente del partito. Eppure le tesi riflettevano una "sana" reazione contro
l'autoritarismo, il militarismo e la burocrazia sviluppatesi durante il
"comunismo di guerra". (Anche se il succo politico delle loro
concezioni -comune a quasi tutte le opposizioni interne al partito- era ancora,
in parte, economicista e anarco-sindacalista). Nel marzo del 1921, alla vigilia
del X Congresso, l"'Opposizione
operaia" aveva delle basi di appoggio apparentemente solide nei grandi
centri industriali (Mosca, Pietrogrado, Bacini del Don). Ma era minoritaria nel
partito e al Congresso la sua presenza era debole. Nel corso del Congresso
l'attacco a queste posizioni era così forte che il gruppo dell"Opposizione
operaia" subì una pesante sconfitta venendo messo nettamente in minoranza
(18 voti su 404; meno del 4,5%).
Di tutti i dibattiti politici che si sono svolti in seno al
partito bolscevico tra il 1917 ed il 1921, il più significativo ed importante
era senza alcun dubbio quello del X Congresso. La portata delle tesi del gruppo
dell"'Opposizione Operaia" era in effetti considerevole nella misura
in cui esse sollevavano una serie di problemi teorici e pratici di fondo che il
partito non ha mai saputo risolvere. Esse si riallacciano anche alle analisi
elaborate da Lenin in "Stato e
rivoluzione" e alle "Tesi
di aprile". Si tratta inoltre dell'ultima vera lotta politica
importante nel partito. Una delle cause del rifiuto di Lenin verso
l"'Opposizione operaia" era senza alcun dubbio legata
all'insurrezione di Kronsadt che accendeva i dibattiti del Congresso. Ad essere
messa in discussione era la questione dell'unità del partito bolscevico e
secondo Lenin l'unità è essenziale e
vitale, essa condiziona ogni forma di dibattito e sta al di sopra della
giustezza di alcune critiche. D'altronde Lenin attaccava così la mozione del
gruppo: una "violazione
all'unità" del partito in piena insurrezione controrivoluzionaria.
Tutto sommato, il disaccordo tra la maggioranza e l"'Opposizione
operaia" assunse comunque un carattere moderato.
La "tendenza di
destra", la "controrivoluzione burocratica"
Si trattò di una "tendenza"
persistente in seno al partito bolscevico, che non si costituì in corrente di
opposizione politicamente ben orientata poiché, al contrario di ogni
opposizione politica degna di questo nome (organizzata o meno, ma dichiarata),
la sua esistenza fu precisamente non
dichiarata: essa procedette nascostamente, senza mai andare "controcorrente".
Questa tendenza essenzialmente burocratica costituì un processo con degli alti
e dei bassi, ma in costante sviluppo. La sua fase "apparente" che va
dal 1917 al 1923 si manifestò come tendenza opportunista di destra. Il suo
principale rappresentante politico fu Stalin che sistematicamente ne
cristallizzò i temi ideologici senza esserne a priori il promotore. In realtà egli non fece che esprimere in modo
più o meno sistematico la visione dei quadri dirigenti del partito e dello
Stato.
È attraverso certe contraddizioni esemplari come il problema delle nazionalità, la questione del
monopolio del commercio estero (fine 1921, fine 1922) o il centralismo amministrativo che si
sviluppò l'ideologia profondamente burocratica, nazionalista ed imperialista
propria di questa tendenza non dichiarata della "controrivoluzione
borghese". Il problema delle
nazionalità (gennaio 1918, ottobre 1922) è particolarmente rivelatore. Fin
dal 1918, i rapporti tra la Russia sovietica e le Repubbliche indipendenti non
russe fecero emergere una linea che secondo Lenin esprimeva lo "sciovinismo della grande Russia".
Tale deviazione - mai affermata programmaticamente, ma attraverso la
pratica e l'ideologia - si contrapponeva all"'autodeterminazione
delle nazioni" (Pjatakov, Bucharin, Preobrazhensky, Stalin ecc.). All’
VIII Congresso (marzo 1919) questa deviazione si accentuò divenendo sempre più
marcata dopo il 1921. La questione nazionale divenne particolarmente acuta nell'estate del 1922, quando Stalin decretò
la soppressione delle Repubbliche indipendenti (Ucraina, Bielorussia, Azerbaijan, Armenia e Georgia)
a tutto vantaggio di una “Unione” garante dell'egemonia della grande-Russia.
Nell'ottobre del 1922 Lenin dichiarò
guerra per la vita e per la morte, allo sciovinismo della grande-Russia". La
questione georgiana in particolare (Stalin, Ordzionikidzè) fece scoppiare anche
il conflitto tra i princìpi dell'internazionalismo ed i raggiri destrosi
nazionalisti borghesi, che trionfavano ancor prima della morte di Lenin.
La "tendenza di destra" si radicò negli apparati amininistrativi
del partito e dello Stato, nelle attività e nei rapporti politici borghesi che
si riproducevano. La controrivoluzione borghese fece valere le sue posizioni
negli apparati amministrativi allo scopo di far prevalere i propri interessi di
classe ed il suo orientamento, pesando sulla direzione del partito. A partire
dal 1921 questa "opposizione" ottenne più volte il sostegno della
maggioranza dell’Ufficio Politico e del CC. Con la totale cessazione
dell'attività politica di Lenin, dopo il marzo del 1923, essa divenne
definitivamente maggioritaria dopo il 1924. La congiunzione si realizzò quindi
con il nuovo strato sociale nato dallo sviluppo e dalla gestione del
capitalismo di Stato e dai suoi organi ed apparati; il legame organico avvenne
attraverso gli apparati dirigenti del partito, dei Soviet e dello Stato. La
nuova borghesia sovietica "riconobbe" i propri dirigenti al vertice
del partito e dello Stato e li appoggiò: questa tendenza si unificò infine con
la burocrazia dirigente e la nuova classe al potere.
(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno
prigioniero politico, Opera)
A Proposito del Precedente Articolo di Jean
Labeil
sulla Rivoluzione Sovietica.
Comitato Direttivo dell’Organizzazione
Comunista Voce Proletaria, Francia
(traduzione dal francese da “Partisan”
n.130, maggio 1998)
Nella conclusione dell'articolo apparso
nel numero 125 di Partisan, Jean
Labeil affermava che "nel 1923 lo
Stato sovietico non era socialista, non era uno Stato in via di estinzione"
ed infine che “non era neanche lo Stato
di una dittatura proletaria". Egli ha così sorpreso un buon numero di
lettori abituali che non vi hanno riconosciuto le precedenti posizioni di Voce Proletaria. Il fatto di aver pubblicato
questo articolo senza avvertimento e senza ricordare le posizioni che sono
state espresse collettivamente dall'organizzazione e fissate nella sua
piattaforma è un errore che può far pensare che la conclusione dell'articolo
fosse condivisa da VP.
In effetti questa
valutazione sulla natura dello stato sovietico nel 1923 non è quella che
esprime VP nella sua piattaforma, di cui, nell'inserto, ricordiamo i passaggi
relativi alla rivoluzione russa. Per VP il trionfo controrivoluzionario della
nuova borghesia di Stato non è avvenuto nel 1923, ma negli anni '30. La nostra
piattaforma afferma che le tendenze alla costituzione di una nuova borghesia
esistevano già negli anni '20, ma anche che questa borghesia non si era
consolidata alla testa del partito e dello Stato con una sua linea
irreversibilmente borghese. I fatti riportati da Labeil permettono giustamente
di mostrare l'ampiezza delle concezioni che noi oggi giudichiamo erronee e
dannose nel partito. Ma non ne condividiamo la conclusione poiché porta a
pensare che non ci fosse allora nessuna forza né nel partito, né nello Stato,
né tra le avanguardie operaie, capace di ostacolare lo sviluppo della borghesia
di Stato. Le ultime battaglie che Lenin conduce e la nuova politica econornica
miravano pertanto a rompere con una politica che aveva separato il partito, non
dall’avanguardia operaia, ma dalla sua massa. Il bilancio di questo periodo a
cui Jean Labeil non fa riferimento, resta da fare. Nel 1923 la lotta di classe
volgeva definitivamente a favore della nuova borghesia ? Noi oggi non lo
pensiamo.
Il giudizio di Labeil sullo Stato non è
più severo di quello espresso da Lenin nell'ultimo testo dettato prima della
sua paralisi totale: "È meglio meno,
ma meglio". "La cosa più
nociva sarebbe quella di credere che il poco che abbiamo sia sufficiente, o addirittura
che noi possediamo un numero più o meno rilevante di elementi per edificare uno
Stato veramente nuovo e che meriti davvero il nome di apparato socialista sovietico ecc.
Questo sistema, come dire, non lo abbiamo, e gli elementi che
abbiamo per costruirlo sono, ridicolmente, pochi". Lenin, per costruire questo nuovo Stato, contava ancora
"sull'entusiasmo degli operai nella lotta per il socialismo" e
sull'esperienza, sugli elementi della conoscenza", acquisiti durante la
lotta. Noi evidentemente condividiamo le valutazioni di Jean Labeil sulla
portata storica della Rivoluzione russa che: "malgrado errori ed insuccessi, ma anche per i suoi stessi errori ed insuccessi, […] rappresenta un
'esperienza ancor più ricca di quella
della Comune di Parigi, un 'eredità eccezionale per la lotta del proletariato
mondiale contro il capitalismo. La sua influenza è ancora molto viva e le sue
continuità teoriche e pratiche costituiscono una risorsa inestimabile di
insegnamenti più che mai attuale per il movimento operaio rivoluzionario".
Tuttavia in un'organizzazione
questa valutazione (o rivalutazione)
sulla rivoluzione bolscevica non può essere fatta fuori da un dibattito
collettivo ben alimentato da un lavoro teorico al quale gli articoli di Labeil
devono utilmente contribuire. Ma non deve essere fatto con alcuna
precipitosità, sotto la pressione di "rivelazioni" mediatiche sui
"crimini del comunismo". La tentazione può essere forte, che in luogo
di una valutazione politica fatta collettivamente e basata su un lavoro
rigoroso, ognuno tracci la propria valutazione con la pretesa che bisogna
rispondere ad ogni costo ai mass-media borghesi sullo stesso loro terreno. In
queste condizioni la cosa peggiore sarebbe di garantirsi una buona coscienza
comunista che si sbarazzi di quanto resta, volenti o nolenti, dell'eredità,
spesso discutibile, di coloro che in questa lotta ci hanno preceduto. Facendo
così ci priveremmo della ricchezza
dell'esperienza storica del combattimento operaio, che non è solo quella dei
suoi periodi fortunati, ma anche dei suoi insuccessi. Come scriveva Mao, di
fronte alle sconfitte "un uomo
perspicace non proverà per questo delusione, né cadrà nel pessimismo. La
sconfitta è la madre della vittoria.”
L'assenza di una presa di posizione dell'organizzazione
lasciava campo libero ad interpretazioni tali da superare quelle stesse a cui
induce l'articolo.
Per ora
l'organizzazione conclude un lavoro di studio e di valutazione sulla
rivoluzione cinese. Noi eravamo coscienti che redigendo la nostra piattaforma "non avevamo ancora tratto tutta la
lezione da questo processo (la rivoluzione russa)". Ma ad ogni
giornata tocca la sua pena. Questo bilancio serve a proseguire, ma per il
momento la lezione generale che VP trae dall'esperienza rivoluzionaria mondiale
e dalla rivoluzione russa in particolare, è già sufficiente per rispondere ai
compiti di ora e per illuminare coloro che vogliono farla finita con il
capitalismo, sulla natura dei compiti della transizione.
(traduzione a cura di una compagna
prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)
A proposito della Rivoluzione Bolscevica.
Inserto. Estratto dalla Piattaforma Politica di Voce Proletaria,
Francia.
Quaderno n.2, pagine 8-9
Comitato Direttivo dell’Organizzazione
Comunista Voce Proletaria, Francia
(traduzione dal francese dall’opuscolo
del 1993)
(…) La
deviazione della rivoluzione bolscevica dai suoi obiettivi iniziali non è il
frutto di un calcolo o di un colpo di stato, né l’inevitabile
conseguenza delle sue condizioni oggettive e storiche. All’inizio ci
sono stati un certo numero di errori nella concezione della transizione,
che non essendo stati rettificati hanno impedito di mobilitare e orientare in
maniera duratura le energie degli operai nella transizione della società.
Ciò che si
impose in URSS negli anni ’20 è l’idea secondo cui la trafsormazione dei
rapporti sociali sarà (doveva essere) il risultato meccanico e spontaneo
dell’abolizione della proprietà privata e dello sviluppo della produzione.
Questo sviluppo avrebbe dovuto creare di per sé le condizioni necessarie al
passaggio al comunismo … La crescita delle forze produttive nella società
diventava da quel momento l’unico motore della sua evoluzione.
Negli anni ’30
il primo dovere rivoluzionario fu quello di accrescere la produzione con ogni
mezzo. Tutto fu subordinato a questo obiettivo. Non si vedevano che le
tecniche; tutto, come i rapporti di produzione, era segnato dal capitalismo.
Il potere dei quadri venne rafforzato.
Questa stessa
concezione della transizione venne in seguito chiamata “teoria delle forze
produttive”. Il socialismo doveva dimostrare la sua superiorità producendo più
del capitalismo. L’URSS costituì così un modello che si impose a tutto il
movimento.
La ricerca
delle rpestazioni economiche sfociò nell’accumulazione dei mezzi di produzione,
a scapito delle condizioni di vita delle masse. I loro bisogni vennero
sacrificati. (…)
(…) Le istanze
politiche delle masse, sorte dalla rivoluzione, deperirono rapidamente. I
compiti urgenti imposti dalla guerra civile avevano imposto al partito delle
misure autoritarie. Questo fu il “Comunismo
di guerra”. Ma una volta vinta, le concezioni affermatesi durante quel
periodo non furono abbandonate.
Da questo
processo noi non abbiamo ancora tratto tutti gli insegnamenti. Ma risulta
evidente che i Soviet sono stati poco a poco spogliati del loro potere reale.
Negli anni ’30 questo processo era concluso. (…)
(…) Ciò che
negli anni 20 in sostanza non rappresentava altro che delle concezioni teoriche
errate, dopo l’eliminazione di tutto il dibattito d’orientamento e di
sistematizzazione delle concezioni elaborate dall’alto, divenne una linea che
incoraggiò, e quindi consolidò, una borghesia di stato.
E’ negli anni
30 che ha avuto luogo la restaurazione capitalista sotto l’autorità del
partito, divenuto quartier generale della nuova borghesia.
Dopo la morte
di Stalin questa borghesia fu sufficientemente forte da sbarazzarsi delle forme
troppo restrittive della dittatura burocratica e per avviarsi più apertamente
sulla strada capitalista. (…)
(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno
prigioniero politico, Opera)
Elementi di Storia del Movimento
Comunista Internazionale
Una Rivoluzione
Socialista
di Richard Miron
(traduzione dalla rivista "Socialisme Maintenant!", organo del “Gruppe Action Socialiste”, del Canada, n.3, n. 3 autunno
1997)
Nel 1914 si scatenò una delle peggiori guerre che l'umanità
avesse conosciuto fino allora; un conflitto che incendiò l'Europa ed il mondo
intero. I due grandi campi imperialisti che si contrapponevano erano costituiti
principalmente da Germania ed Austria-Ungheria da una parte, e
dall'altra da Inghilterra, Francia, Russia e Italia cui si aggiunsero più tardi
gli Stati Uniti. Migliaia, milioni di operaie e operai, contadinie e contadinei andarono a farsi
massacrare sul campo di battaglia per gli interessi dei differentversi imperialisti e
ciò avvenne con il sostegno dei social-sciovinisti traditori.
Il capitalismo aveva monopolizzato le ricchezze nelle mani
di una minoranza: l'epoca del capitalismo concorrenziale era finita. Per realizzare
nuovi profitti con i capitali che stavano aumentando incredibilmente, non c'era
che una soluzione: l'esportazione di capitali verso le colonie. Ma nel 1914 il
"bottino" da spartire si andava restringendo in maniera
considerevole. Non c'erano più zone vergini che giustificassero l'esportazione
di capitali. Si doveva guardare ai territori dei paesi vicini. In tale
contesto, la borghesia imperialista poteva prendere in considerazione solo la
soluzione bellica.
Era auspicabile
che il movimento operaio socialista si fosse impegnatosse per porre fine a
questa guerra imperialista. Ma era diviso; c'erano quelli che sostenevano gli
appetiti imperialisti della propria borghesia senza curarsi dei pretesti che
venivano addotti, erano i social-sciovinisti, e c'erano quelli che si
opponevano alla propria borghesia, gli internazionalisti che volevano
combattere contro la guerra imperialista.
In Russia le
forze social-scioviniste erano costituite dai menscevichi e dai
socialrivoluzionari (S.R.).Le forze internazionaliste comprendevano nelle loro
fila i bolscevichi guidati da Lenin, oltre ad alcuni menscevichi e S.R
dissidenti. Mentre i traditori ed opportunisti social-sciovinisti
appoggiavano la "difesa
nazionale", i bolscevichi avanzavano la tattica del "disfattismo rivoluzionario".
La Russia era
un. paese ricco di ogni genere di risorse. Aveva la fiducia dei banchieri e
degli industriali inglesi, americani e francesi che con i propri capitali
contribuivano a gran parte dello sviluppo delle miniere, dell'industria tessile
e delle fabbriche di armamenti. Dal 1880 al 1893 il proletariato russo triplicò. Nel
1905 questo proletariato divenne uno dei più combattivi al mondo conducendo una
rivolta che fu disgraziatamente repressa. Ma si trattò solo di una partita
rinviata.
Nel 1917 la
situazione, sul campo di battaglia, diventò insopportabile; i soldati russi, integratidi cui da
10 milioni eranodi
contadini, ne avevano abbastanza di fare sacrifici. La vita non era migliore
per gli operai ode i contadini lontani dai campi di battaglia.
La rivoluzione minacciava di esplodere.
La Rivoluzione Borghese di
Febbraio
A partire dal
14 febbraio tutto si svolse rapidamente. Quel giorno gli operai di 60 fabbriche
risposero all'appello del Partito bolscevico sospendendo il lavoro e manifestando
al gridoando di “Abbasso
l'autocrazia ! Abbasso la guerra !” Il 23 febbraio, data che in Russia
corrispondeva
all'8 marzo nei paesi occidentali, quando le donne celebravano la loro giornata
internazionale, le operaie tessili abbandonarono i posti di lavoro e occuparono
le piazze schierandosi davanti alle forze dell'ordine senza arrivare ancora allo scontrarsio. Ne avevano
abbastanza dei sacrifici causati dalla guerra e dalle lunghe code per
procurarsi il pane che non potevano avere, dato che non c'era abbastanza
manodopera per produrlo. Il giorno dopo gli operai sostennero la loro lotta. Il
potere zarista diede ordine all'esercito di sparare sui manifestanti e sulle
manifestanti. La maggioranza dei soldati oppose il rifiuto a questo ordine e
solidarizzò con gli operai e le operaie. Questo Ciò portò allo scatenarsi 'esplodere della
rivoluzione di febbraio.
La borghesia
russa tu colta di sorpresa, come le potenze inglesi e francesi. Questa cricca
avrebbe preferito una rivoluzione nella quale i bolscevichi e gli
internazionalisti si fossero tenuti in disparte. La borghesia riuscì con le sue
manovre ad evitare un ulteriore sviluppo della
rivoluzione, destituì lo zar e prese il potere con il Comitato provvisorio
della Duma.
GAnche gli operai
e i contadini prendevano il poterefecero altrettanto,
attraverso i Soviet, che stavano crescendo di numero fin dall'inizio dell'insurrezione
di febbraio. I Soviet
erano sorti Ugualmentecon la , al momento della
rivoluzione del 1905 erano sorti i Soviet. Il Soviet dei deputati operai di
Pietrogrado adottò delle misure di riorganizzazione e approvvigionamento e
assicurò la sua autorità sui reggimenti. Questi Soviet avevano l'ampio sostegno
delle masse, e concretizzavano l'alleanza degli operai e dei contadini al
potere. Alcuni erano composti dagli operai, altri da soldati di origine
contadina.
Questi ultimi
erano diretti dai social-sciovinisti, S .R., menscevichi. In cambio di alcune
garanzie insignificanti decisero di tradire riconsegnando il potere alla
borghesia. Inoltre avevano una posizione sbagliata nei confronti della guerra
imperialista: i social-sciovinisti volevano continuare la guerra mentre la
totalità del popolo non la voleva più. Politicamente non potevano far altro che
appoggiarsi su una parte insignificante della classe operaia, l'aristocrazia
operaia, e sulla piccola borghesia delle città che approfittavano dei
sovrapprofitti dell'imperialismo. Il popolo voleva vivere senza la guerra.
Le masse si riconoscevano
come
proprio ilnel
potere dei Soviet e questo nonostante
la malafede della loro direzione. Lenin comprese con esattezza la situazione.
Per lui diventava imperativo togliere il potere alla borghesia affinché non si
rafforzasse con la rivoluzione. I Soviet realizzarono l'alleanza degli operai e
dei contadini. Per Lenin ciò era sufficiente per dire che la rivoluzione
democratica aveva già fatto il suo tempo e che occorreva andare più avanti. Il
potere doveva essere dei Soviet. Lenin lottò all'interno stesso del suo partito
per far passare questa parola d'ordine e questa valutazione della situazione.
Ciò gli riuscì, ma non senza errori.
"Tutto
il Potere ai Soviet"
Il capitalismo imperialista mostrava sempre più il suo carattere
guerrafondaio; esso si smascherava di fronte alle masse russe. Gli operai
aspiravano al socialismo e volevano il pane. Durante il mese di aprile scesero
in piazza per fermare la guerra. I menscevichi e i S.R. dimostrarono tutto il
loro tradimento entrando nel governo di coalizione della borghesia. Respinsero
quindi la parola d'ordine di Lenin: "Tutto
il potere ai Soviet"! Fecero
di peggio. Fecero appello a manifestare a sostegno della loro politica, ma tu
un fallimento. Invece,
grazie all'agitazione e alla propaganda dei bolscevichi, 500.000 persone
gridarono "contro la guerra, per il
potere a Soviet". In luglio un battaglione ribelle dell'esercito pensò
di rovesciare il governo provvisorio, anche se i bolscevichi giudicavano
prematura una talequesta possibilità. Ma la direzione del
movimento di massa sfuggì ai
bolscevichi, sicché avvenne una protesta davanti al Palazzo Fauride in cui
risiedeva il Soviet, affinché si decidesse la presa del potere. Il governo si
spaventò e si appellò alle truppe fedeli per reprimere il popolo. I bolscevichi
furono così messi fuorilegge e Lenin dovette entrare in clandestinità. La
parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet" divenne secondaria. Per
costruire un vero potere proletario i bolscevichi dovevano riunire le masse
sotto la parola d'ordine "Contro la guerra". Gli scioperi si generalizzarono.
D'altroa cantoparte i contadini Russi
volevano la terra e la libertà. La Repubblica di Febbraio non aveva dato loro
questa terra. Nelle campagne si organizzarono per espropriare i beni feudali e
confiscare la terra. I soldati di origine contadina che rifiutarono di
continuare la guerra portarono le loro armi in campagna per organizzare il
movimento della rivoluzione agraria.
Da parte sua la borghesia si era resa conto che la rivoluzione di
febbraio aveva scatenato una forza terribile. Certi borghesi organizzarono il
sabotaggio dell'industria per meglio screditare il potere che, normalmente,in condizioni normali
era stato suo, ma era troppo debole di fronte al fiume
che minacciava di traboccare. Altri, più vendicativi, appoggiarono Kornilov che
voleva mettere in atto un colpo di Stato ed insediare una
ferrea dittatura. Andò loro male. Kérenski, che era il capo della corrente
degli opportunisti e del governo di coalizione, vedendo che, alla sua destra,
la borghesia ed i proprietari fondiari lo
abbandonavano, fece appello ai Soviet affinché salvassero il suo governo. I
soviet crearono il "Comitato di lotta popolare contro la
controrivoluzione". I bolscevichi, che erano i soli in grado di mobilitare
i soldati delle guarnigioni e gli operai armati, accettarono di entrare in
questo comitato alla condizione che si armasse il popolo e si liberassero i
prigionieri politici, cosa che ottennero. Diversi bolscevichi turono allora
liberati, tra loro Kamenev e Stalin, membri del comitato centrale del partitoPartito.
Il 29 agosto il colpo di Stato fu represso. Ciò significava un
ritorno rivoluzionario; a partire da quel momento diversi Soviet votarono per
il passaggio dei poteri ai Soviet. La borghesia avrebbe potuto rilassarsi
momentaneamente, l'inverno sarebbe arrivato ed il popolo si
sarebbe calmato. In questo modoSi sarebbe forse potuti
tornare alla la situazione avrebbe potuto ritornare a
quella precedente in cui gli operai ed i contadini si facevano sentire poco chiasso.
Ma stava arrivando l'Ottobre del 1917.
La Rivoluzione Socialista di Ottobre
Dalla Finlandia, dove si trovava in clandestinità, Lenin faceva
appello alla mobilitazione. Ora il partitoPartito bolscevico dirigeva i Soviet di
Pietrogrado (fin
dal 31 agosto) e
di Mosca (fin dal
5 settembre)e.
Secondo lui bisognava convincere i Soviet ad organizzare
l'insurrezione. "Avendo ottenuto la
maggioranza nei Soviet […] delle due capitali, i bolscevichi possono e devono
perdere il potere. Lo possono fare poiché la maggioranza attiva degli elementi
rivoluzionari della popolazione delle due capitali è sufficiente per trascinare
le masse a vincere l'avversario […], a conquistare il potere e a conservarlo,
poiché, proponendo una pace democratica, donando all'istante la terra ai
contadini, ripristinando le istituzioni democratiche e le libertà mutilate e
violate da Kérenski, i bolscevichi formeranno il loro governo che nessuno potrà
rovesciare". La borghesia era a favore della gnerra e accettava la
feudalità putrescente ancora presente nelle campagne. Solo il partitoPartito bolscevico
poteva risolvere le contraddizioni sociali del momento.
Il 10 ottobre Lenin entrò a Pietrogrado e fece votare a maggioranza
una risoluzione del Comitato centrale del partitoPartito bolscevico.
Solo Zinoviev e Kamenev votarono contro. Peggio, diffùsero la notizia per a mezzo stampa.
L'insurrezione era fissata al 24 ottobre dal comitato militare rivoluzionario
(CMR) di Pietrogrado, cioé alla vigilia del 20 congresso dei Soviet. Trotzky si
oppose a questa decisione, preferendo attendere lo svolgimento del congresso,
cosa che sarebbe risultata molto nociva all'insurrezione. il congresso si apri
il 25 ottobre, il giorno successivo della alla rivoluzione, con
la presa del palazzo Palazzo d'inverno, in cui risiedeva il
governo provvisorio. Lenin tu eletto presidente del Consiglio dei commissari
del popolo dal congresso. La rivoluzione aveva vinto.
Il 29 settembre
Lenin scrisse: 'ln Russia il movimento
della grande svolta rivoluzionaria è incontestabilmente arrivato. In questo
paese contadino […] un'insurrezione contadina
cresce. I bolscevichi si dimostrerebbero traditori dei contadini se agissero,
poiché tollerare che un governo schiacci un 'insurrezione contadina vuoi dire
perdere tutta la rivoluzione". E nell'ottobre 1917, "in tutto il paese l'insurrezione contadina
si scatena". (Lenin, Opere complete, voi. 26, pag.71, 76 e 187 dell’ed.francese).
C'era un'insurrezione rivoluzionaria nelle campagne e se il governo "repubblicano democratico" di fFebbraio lo avesse
represso sarebbe stato un lasciapassare per i reazionari che volevano
ristabilire il potere zarista. Le truppe zariste del generale Kolchak
rappresentavano una continua minaccia. D'altra parte, il governo non poteva
sostenere l'insurrezione. Anche se la borghesia per certi aspetti manteneva un
punto di vista antifeudale, sì era già politicamente compromessa con le forze
feudali. Era infatti costituita, in una delle sue frazioni, dai proprietari
fondiari imborghesiti che non avevano assolutamente interesse a veder trionfare
la rivoluzione agraria nelle campagne.
I bolscevichi c'erano ed erano i soli capaci di condurre fino in
fondo gli obiettivi democratici rivoluzionari (la rivoluzione agraria e la
questione nazionale). Erano i soli a porre mettere avanti a tutto
le parole d'ordine concrete, giuste dal punto di vista delle rivendicazioni di
massa. Il pane, la pace, la terra, il diritto all'autodeterminazione, la fine
della guerra; ecco ciò che le masse esigevano. Solo la rivoluzione socialista
poteva risolvere la questione democratica e le questioni concrete.
Se la presa del potere a Pietrogrado fu semplice dato lo stato di
decadenza del potere borghese, non bisogna comunque attribuirla, come hanno
fatto certi storici, ad un manipolo di bolscevichi.
L'insurrezione contadina, quindi
un movimento di massa, ha dato il via alla rivoluzione socialista e,
storicamente, il partitoPartito bolscevico non poteva fare altrimenti
che adempiere ai suoi compiti. È una cosa molto diversa da un colpo di Stato.
Malgrado ciò che dicono gli esperti borghesi, tra gli altri Francois Furet,
l'ultimo a tutt'oggi, il carattere di massa della rivoluzione di ottobre era
evidente. In febbraio Cc'erano stati, in
febbraio, gli scioperi a Pietrogrado. Poi, le donne
li avevano seguiti le occupandozioni le sstradali delle donne. Gli operai ed
i soldati le appoggiavano. I contadini si erano lanciati ovunque in Russia
nella occupazione delle terre. Vi era un reale movimento di massa in fermento, all'inizio esitante
se appoggiare il potere del governo provvisorio o quello dei Soviet, poi
facendo propria la parola d'ordine bolscevica per risolvere le contraddizioni
di classe del momento, contro la guerra, per il pane e per la terra ai
contadini. La conquista della maggioranza nei Soviet da parte dei bolscevichi
era il risultato di una presa di coscienza politica.
La Transizione Socialista Verso il Comunismo
Numerosi esperti borghesi e molti opportumsti di tutte le risme
sostengono ancor oggi che la Rivoluzione d'ottobre non fi' una rivoluzione
socialista ma invece una qualunque rivoluzione bor~ese. Lenin a suo tempo
dovette difendersi da queste concezioni contro i menscevichi e i S.R. che le
sostenevano, tra gli altri, nel momento in cui era urgente l'istruzione della
Nuova Politica Economica (NEP). Quest'ultimi dicevano che “la "rivoluzione
era
andatsi era
spinta troppo avanti"oltre” e che gli arretramenfi della NEP dimostravano che si era davanfi ad
"una rivoluzione borghese". Lenin
non si fece problemi a rispondere loro: "Permetteteci
di mettervi al muro per ciòquesto. Se preftrite astenervi dall'esprimere
la vostra opinione, bene, se ci tenete ad esprimerla nel momento in cui ci
troviamo in condizioni ben peggiori che sotto i colpi dell'offensiva dei
bianchi, scusateci se vi consideriamo peggiori e più pericolosi delle guardie
bianche". (Lenin, Discorso del 29 marzo 1922)
Per Lenin la NEP doveva permettere di passare dall"'alleanza
militare" del proletariato e dei contadini poveri all"'alleanza
economica". Essa perciò non rinviava a più tardi la rivoluzione
socialista. "I capitalisti
stabiliscono un legame economico con i contadini alfine di arricchirsi, a te
spetta il dovere di stabilire un legame con l'economia contadina alfine di
consolidare la potenza economica dello Stato proletario". (Ibid.).
L'Ottobre non era statofu una rivoluzione borghese. E Lenin non ha nemmeno inventato
una nuova tappa del capitalismo di Stato tra il capitalismo ed
il socialismo come sostengono alcuni opporttmisti. Per tutte queste maldicenze,
si utilizzi la stessa frase di Lenin: "Nessun
comunista ha mai negato, mi sembra, che l'espressione di Repubblica socialista
dei Soviet significhi la volontà del potere dei Soviet di assicurare la
transizione al socialismo, ma non intendo affatto con questo dire che il
nuovo ordine economico sia socialista.".
Questa citazione, che e presa da "Sull'infantilismo di sinistra e le idee piccolo borghesi",
permette di accusare di estremismo di sinistra quelli che non sono d'accordo.
Eppure, se si persegue continua la letturea del testo, nel
paragrafo che riguarda le prime citazioni, si scopre la definizione di ciò che è veramente è la transizione socialista
secondo per Lenin la transizione socialista:
"Ma cosa vuol dire la parola
transizione? Essa non significa forse, applicata all'economia, che nel sistema
in questione ci sono degli elementi, dei frammenti, delle particelle che
appartengono contemporaneamente al capitahsmo e al socialismo . ? Tutto il mondo ne
converrà. Ma quelli che ne convengono non si domandano sempre quali sono precisaesattamente gli
elementi che rilevvelano i differentversi sistemi economici
e sociali che coesistono in Russia. Ora, la questione è tutta qua.
Elenchiamo questi elementi:
1. l'economia patriarcale, ossia l'economia naturale,
contadina, su larga scala;
2. la piccola produzione mercantile (questa voce comprende
la maggior parte dei contadini che vendono il grano);
3. il capitalismo privato;
4. il capitalismo di Stato;
5. il socialismo.
La Russia è così grande e diversificata che tutte queste
forme economiche e sociali vi si aggrovigliano intersecano strettamente.
E' È questa la particolarità della nostra situazione."
Quello che Lenin disse è che una formazione sociale non è omogenea.
Quando avvenne la rivoluzione francese non tutta l'economia francese diventò
capitalista dall'oggi al domani. Per contro il governo francese ha fatto
qualsiasi cosa perché si sviluppasse il capitalismo. In Russia vi erano stati
elementi di socialismo, ma anche altre forme economiche. Gli elementi di
socialismo non sarebbero mai esistiti senza l'Ortobre. Forse che l'interesse di
una rivoluzione capitalista o democratico-borghese doveva essere quello di
stabilire degli elementi di socialismo? L'instaurazione di una nuova
organizzazione sociale della produzione non si fa in un giorno. Lenin ha ben
compreso questa frase di Marx: "Ciò
che ci interessa qui è una società comunista non per come si è sviluppata sulle
basi che le sono sue proprie, ma, al contrario, per come sQrge dalla società
capitalista; una società, di conseguenza, che dentro ad ogni rapporto
economico, morale, intellettuale, porta ancora i segni della vecchia società da
cui è sorta". Marx, Critica del
Programma di Gotha).
In Russia il capitalismo esisteva, ma a malapena; il paese è era in maggior gran parte ancora un paese di piccoli produttori. La
socializzazione delle forze produttive è era appena incominciata iniziata, soprattutto in campagna. In questo
quadro,
i nemici di classe hanno avevano una magnifica base magnifica per
sabotare il potere dei Soviet. Il socialismo richiede l'inventario di tutte le
risorse del paese. Non si fa una pianificazione senza conoscere le risorse
disponibili. In questo modo il capitalismo di Stato rappresenta un avanzamento
poiché abolisce il capitalismo privato, la piccola produzione mercantile, così
come l'economia patriarcale, e in seguito unifica l'economia nazionale, cosa
che contribuisce allasocializzazione delle forze produttive.
Gradualmente, questo capitalismo di Stato, che da una parte hha il vantaggio di
legare da una parte l'interesse privato, l'interesse commerciale privato e il loro
controllo statale, e dall'altra,
l'orientamento di subordinare l'interesse privato all'interesse generale deve
evolversi verso la forma cooperativa, cosa che è necessaria e sufficiente alla
costruzione socialista, benché non sia per questo compiuto. La cooperativa ed
ancor meno il capitalismo di Stato non aboliscono il sistema mercantile.
Tuttavia questo sistema mercantile è diverso da quello del capitalismo poiché è
subordinato al sistema socialista. Questa transizione che si nutre del
capitalismo di Stato, non può avvenire altro che nel sistema socialista, ossia
quando il potere politico è nelle inani del proletariato e della classe
contadina povera, quest'ultima composta quasi esclusivamente da sottoproletari.
Quindi il sistema mercantile sparisce e da allora in poi il mercato non è più
necessario per garantire la distribuzione dei beni, la redistribuzione viene
attuata senza intermediarzioni da un organismo centrale.
La politica al posto di
comando
Il capitalismo non è sorto dall'oggi al domani in seguito a una
rivoluzione. La borghesia ha conquistato il potere politico prima del suo pieno sviluppo. Dopo la
rivoluzione borghese si mescolavano differenti diverse forme
economiche, dall'economia patriarcale (agricoltura familiare di sussistenza),
alla piccola produzione, subordinate al capitalismo privato che se ne nutriva.
L'economia patriarcale dava i suoi figli e le sue figlie come manodopera alle
fabbriche capitaliste. La piccola produzione mercantile riversava dei prodotti
che contribuivano a nutrire i proletari o le fabbriche capitaliste prima che
esse fossero compiute. Ma queste forme economiche tendevano a scomparire
davanti alla crescita del capitalismo privato che era privilegiato dal sosteguo
dello Stato borghese. Il potere borghese era preliminare allo sviluppo dei
rapporti di produzione capitalistici, così come lo è stato, per un certo
periodo, il potere proletario nei confronti dei rapporti di produzione
socialisti.
In Russia tuttavia i nuovi rapporti socialisti risentivano della
mancanza di socializzazione delle forze produttive. I rapporti socialisti
avevano come compito di realizzare questa trasformazione qualitativa delle
forze produttive. Ma,
anche in un paese sviluppato, la socializzazione delle forze produttive richiederebbe
necessitava
un perfezionamento per garantire l'instaurazione di nuovi rapporti
socialisti
susseguenti ad una rivoluzione ecosicché questi, (le forze
produttive), in rapporto dialettico, lavorerebbero a ricostruire
il carattere sociale delle forze produttive.
La lotta di classe e la presa del potere sono preliminari allo
sviluppo di un modo di produzione e alla sua realizzazione piena e completa.
Una visione politica delle cose è quella che permette di cogliere bene
la realta concreta in evoluzione. Non si comprende un rapporto di produzione
senza conoscerne la sua base politica: quale è la sua classe
dominante ? ÈE' questo
l'aspetto politico che ci permette di ben coglierecomprendere il senso e
la portata della rivoluzione socialista dell'Ottobre 1917.
Gli opportunisti hanno una visione economicista della lotta di
classe. Quando guardano alla Russia dell'inizio del secolo, vedono un paese che
risente economicamente di un basso grado di sviluppo delle forze produttive.
Per loro, ciò che conta è l'aspetto quantitativo. Guardano le cose con gli
occhi del capitalista per il quale conta solo la quantita. Non considerano che
le forze produttive possono svilupparsi quantitativamente nel socialismo, così come, di fronte allo
sfruttamento degli operai, vedono il salario basso (il suo
aspetto quantitativo), ma dimenticano completamente il rapporto di sfruttamento
di una classe sull'altra, che è la condizione del lavoro salariato, vale a dire
l'aspetto qualitativo; in altre parole non ne vedono l'aspetto politico.
La lotta di classe (sotto il suo aspetto politico), la lotta per il
potere, tutto questo non conta per gli opportunisti. Ciò che conta è l'aumento
salariale e il miglioramento materiale del livello di vita. "Gli “economisti” pensano che non sia
importante quale conflitto tra le classi rappresenti già un conflitto politico:
questo perché gli "economicisti" riconoscono la “lotta di
classe" nella lotta per ottenere un aumento salariale del 5%, ma nfiutano
dì vedere la lotta di classe ad un livello più alto, più sviluppato,
su scala nazionale, per degli obiettivi politici. In tal modo gli
“economicisti” riconoscono la lotta di classe a livello embrionale e non la
riconoscono nella sua forma più matura." (Lenin, Opere complete, vol.
19, pag. 119-120 dell'ed. francese).
La rivoluzione d'Ottobre non ha portato ad un significativo aumento
salariale, quindi non è socialista! Ci si accuserà di ridicolizzare. A fatica.
Lenin analizzava le cose ed i fenomeni
tenendo presenti i rapporti di classe. Egli vedeva l'aspetto politico come
prioritario. Dal 1905 descriveva in questo modo l'intreccio tra la rivoluzione
democratica e la rivoluzione socialista:
"Il
proletariato deve condurre portare a termine la rivoluzione democratica
legando a sé le la masse massa dei contadini,
per schiacciare con la forza la resistenza dell 'autocrazia e paralizzare
l'instabilità della borghesia." (Ossia, per Lenin,
"costringerla ad allontanarsi",
ciò che temono nella loro semplicita i seguaci caucasiani dell'Iskra). "Il proletariato deve fare la
rivoluzione socialista legando a sé la massa degh elementi semiproletari della
popolazione per spezzare
con la forza la
resistenza della borghesia e paralizzare l’instabilità dei contadini e della
piccola borghesia (Lenin, Due tattiche della
socialdemocrzia nella rivoluzione democratica, Opere scelte, Progress, pag. 112-113, ed.francese).
Per Lenin il febbraio del 1917 completava la rivoluzione
borghese. Si assisteva allora ad un dualità di potere. Vi erano due governi: il governo principale, vero,
effettivo, della borgliesia: il “governo governo provvisorio” e,
accanto, un governo rappresentato dai
Soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado,
che, pur non avendo in mano gli organi del potere dello Stato, si basava direttamette
sulla indiscutibile maggioranza del popolo, sugli operai e di soldati in armi.
Questa rivoluzione non solo aveva
spazzato via la monarchia zarista, ma rendeva molto prossima la dittatura
democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Questa dualità di
potere non poteva più durare.
La dittatura
democratica rivoliìzionaria del proletariato e dei contadini è già realizzata
nella rivoluzione russa, poiché questa “formula” non prevede altro che un
rapporto tra le classi e non una istitituzione politica determinata che
materializzò questo rapporto, questa collaborazione. “I Soviet dei deputati
operai e soldati": è questa è la dittatura democratica rivoluzionaria dei
proletariato e dei contadini, un fatto già compiuto”. Lenin,
Opere complete, vol. 24, pag. 34-35, ed. francese).
La rivoluzione democratica è realizzata, la rivoluzione socialista
deve ora affermarsi e portare a compimento gli obiettivi democratici che non
potevano essere pienamente realizzati in tempi precedenti. Nel 1917 Lenin afferma:
“La questione nazionale e la questione agraria
sono attualmente le questioni fondamentali per le masse piccolo- borghesi della
popolaaone della Russia[…] E su queste due questioni, il proletariato […] è il
solo capace di portare avanti […] la politica risoluta e veramente
"democratico-rivoluzionaria" che porterà certamente […] ad
una vera esplosione di entiusiasmo rivoluzionario nelle masse […] (Lenin, Opere complete, vol. 26, pag.93, ed. francese)
Quando fallirà il colpo di Stato di Kornilov e sarà significamente
riconosciuta la linea bolscevica nei Soviet (ne otterranno la maggioranza
all'inizio di ottobre), Lenin potrà rilanciare nuovamente la parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet"( che aveva difeso
nell'aprile 1917, abbandonandola momentaneamente da luglio a settembre), e far
votare dal partitoPartito bolscevico l'insurrezione per il 25 ottobre (5
novembre per il nuovo calendario).
La Dittatura del Proletariato
e dei Contadini Poveri
Cos'è che distingue il miovo potere proietario da tutto ciò che
c'era stato prima ?
“La verità è
che la Stato borghese, che esercita la dittatura della borghesia per mezzo
dellaattraverso
la repubblica democratica, non può ammettere davanti al popolo di essere
al servizio della borghesia: non può dire la verità, è obbligato a giocare
d'astuzia. Al contrario, la sStato come quello della Comune, lo Stato
sovietico, dice la
verità al popolo,
apertamente e senza mezzi termini la veriàtermini: dichiara di
essere (la dittatura del
proletariato e dei contadini poveri e poveri e proprio
per questa verità attrae decine e decine di miliòni di nuovi cittadini oppressi
da qualsiasi repubblica democraticodemocratica, che i soviet associano alla vita politica, alla
democrazia e alla gestione della Stato., che vengono
associati alla vita politica, alla democrazia e alla gestione della Stato dai
Soviet" (Lenin,
Opere complete; Vol.28, pag.313, ed. Ffrancese).
Lo Stato sovietico aveva questoa di particolareità,, che non
aveva né la polizia né un esercito separato dal popolo, né una burocrazia
plenipotenziaria posta al di sopra del popolo. Il proletariato in armi esercitò
il potere per un certo periodo. Era la dittatura del proletariato e dei
contadini poveri a legìttimarsi
poiché “non si può espropriare in un
colpo tutti i proprietari fondiari e tutti i capitalisti di un paese di una
certa importanza. In seguito l'espropriazione in quanto tale, sia come atto
giuridico che politico, è lontana dal risolvere il problema poiché bisogna in
effetti destituire i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, sostituendoli
realmente con un altra gestione - gestione operaia - delle fabbriche e
della proprietà. Non potrà esserci ugualmente uguaglianza tra gli sfruttatori (che per
generazionie
si erano distinti per la loro istruzione, per il loro tenore di vita e per le
consuetudini acquisite) e gli sfruttati, la cui massa, che anche nelle più
avanzate e democratiche repubbliche borghesi rimane oppressa, incolta,
ignorante, timorosa, divisa. Ancora per molto tempo dopo la rivoluzione, gli
sfruttatori conservano necessariamente una serie di reali e significativi
vantaggi: rimane loro il capitale (impossibile eliminarlo da un momento
all'altro), taluni certi beni mobiliari, spesso importanti;
restano loro le relazioni, le tradizioni nell'organizzazione e nella gestione,
la conoscenza di tutti i "segreti" dell'amministrazione (usanze,
procedure, risorse, possibilità): rimane loro un'istruzione più approfondita,
delle affinità con il personale tecnico di più alto rango (borghese socialmente
ed
ideologicamente borghese);
rimane loro un'esperienza superiore dell'arte militòre (cosa che è molto
importante) ecc. [...] La transizione dal capitalismo al comunismo comprende
tutto un periodo storico. Fintantoché essa non è terininata, gli sfruttatori
conservano ineluttabilmente la speranza di una restaurazione, speranza che si
trasforma in tentativi di restaurazione . (Lenin, Opere complete, vol.28,
pag.262, ed. francese)..
È E' importante
esercitare la dittatura del
proletariato sulla borghesia, che, grazie ai suoi vantaggi acquisitì, poteva riprendere
il potere in qualsiasi momento, approfittando della minima debolezza. La
borgliesia tentava di inserirsi ovunque. Il sistema socialista aveva bisogno di
anuninistrit ori; solo i borghesi vonoscevano l'aiuministrazione e c'era
bisogno di un poP di tempo per preparare gli operai all~amniiistizione C’era
bisogno di persone istruite; solo i borghesi avevano potuto giovarsi
dell'istruzione I borghesi potevano sabotare la produzione e anche iscriversi
al partitoPartito comunista,
predere i posti dirigenti e ingannare i sinceri comunisti. L’esperienza
comunista ha dimostrato che era molto facile citare Marx Engels e Lenin (e più
tardi Mao) per sostenere l’esatto contrario del marxismo. Poteva essere
semplice aprofittare delle divergenze all'interno dello stessonello stesso seno del proletariato e degli sfruttati in una
direzione
senso che
non si confaceva all’interesse generale del socialismo.
“La dittatura
del proletariato è una
lotta ostinata, sanguinosa e non sanguinosa, violenta e pacifica, militare ed
economica, pedagogica ed
amministrativa contro le forze e le tradizioni della vecchia società. La forza
dell’abitudine in milioni e decine di milioni di uomini è la forza più
temibile. Senza un partitoPartito di ferro, temprato nella lotta, senza
un partitoPartito che goda della
fiducia di tutto quello che c’è di onesto nella classe in questione, senza un partitoPartito che sappia
capire lo stato d'animo delle masse ed esercitarvi una certa influenza, è
impossibile condurre questa lotta con successo." (Lenin, Opere complete, vol. 31, ed. francese).
L’Alleanza tra gli Operai ed i
Contadini Poveri
I primi tempi del regime furono difficili. Le potenze capitaliste straniere non potevano tollerare che gli
operai avessero installato un regime
che limitava la libertà del mercato e che impedì impedire ai capitalisti
di accaparrarsi i profitti come sembrava loro opportuno. Molto velocemente,
dopo la fine della guerra le potenze varie per combattere i bolscevichi, si
coalizzarono inviando le loro truppe per sostenere il regune zarista ancora
esistente. Gli inglesi, i francesi, i polacchi, i cecoslovacchi e altri
invasero la Russia e tentarono di farle pagare la sua uscita dal campo
capitalista.
Una lunga gurra civile; che terminò nell'ottobre 1922 quando
l'ultimo territorio sovietico fu liberato nell'Est Asiatico, rese molto
diificili le condizioni di instaurazione del socialismo. La guerra civile
costrinse le città, le cui industrie erano fortemente indebolite, a
rivitalizzarsi. Nei 1921-1922 la capacità produttiva indiistriale in Russia fu
del 34.7% rispetto a quelle quella del 1913. Le industrie delle città non
avevano nulla da scambiare con la campagna per potersi rifornire dei mezzi di
sussistenza dagli operai urbani. Tanto è vero che per quanto riguarda
l’indusria di fabbricazione dei mezzi di produzione agricola, il tasso più alto
che si ricordi fu del 17.6%.
Dal 1917 al 1918 il regime sovietico fu obbligato a requisire
alimenti alla campagna. I contadini collaborarono poiché sapevano che questo aiutava la
sopravvivenza del regime sov'ietico, che il quale era
preferibile al regime precedente. Era quello che che aveva eliminato i
proprietari fondiari e permesso ai contadini di impadronirsi della terra. Se il
regime sovietico moriva i contadini avrebbero perso la loro terra.
Ma nel 1921, la Russia aveva sofferto una grave
carestia. Il peso delle requisizioni diventò sempre più pesante per i contadini
che nascondevano una parte sempre più significativa del raccolto di modo che lo
stato non potesse impadronirsene. Essendo cosrtetto a sfamare la città lo Stato
si trovava sempre più obbligato ad intensificare le misure repressive
nelle campagne. Ma in un paese dove la maggioranza della popolazione era
contadina una tale politica non poteva durare a lungo. Per di più essa poteva
rimettere in questione le fondamenta politiche dei nuovo regime, l'alleanza tra
gli operai e i contadini poveri. Perché per Lenin: "per vincere bisogna garantire l’alleanza della classe operaia e
dei contadini, sviluppando in tutti i modi gli scambi tra la città e la campagna".
Una nuova politica si impose nella pratica concreta. Si trattava di
erigere la nuova Nuova politica economica che avrebbe reso
solidi i rapporti di scambio tra la città e la campagna. Lenin indicava: “Noi costruiamo la nostra economia in rapporto
con i contadini. Noi dobbiamo rifarla molte volte e organizzarla cosicché si
stabilisca un legame tra il nostro lavoro socialista nella grande industria e
l'economia rurale e il lavoro quotidiano di ogni contadino … (Lenin, lLa rivoluzione bolscevica, pag. 272, ed.francese).
Venne lasciata, fino ad un certo punto , una relativa
libertà ai mercati. Da una parte si tendeva a concedere facilitazioni ad alcune
imprese capitaliste straniere e, dall'altra si stabilivano relazioni
commerciali con la campagna. Furono sicuramente introdotte delle misure per
tenere una precisa contabilità della produzione nella campagna, il che è già oltre dalfuori dal punto di
vista delle relazioni socialiste da consolidare. Si delineava un legame
economico: l'alleanza tecnica tra l'industria e l'agricoltura. Si doveva
rifornire quest'ultima di mezzi di prodazione utili a migliorare la produzione
agricola, quindi gli scambi tra la città e la campagna, cosa che era condizione
preliminare all'instaurazione di un socialismo integrale, senza alcuno scambio
commerciale.
Fino al 1928, solo i contadini ricchi (kulaki) avevano capitale
sufficiente per procurarsi i mezzi di produzione. Potevano quindi accrescere la
loro produzione, arricchirsi di più, prestare denaro ai contadini poveri e medi
accerescendone la loro dipendenza. Questa situazione se fosse continuata, non
poteva peraltro
far altro che
minare l'alleanza tra gli operai ed i contadini poveri vale a dire,
politicamente, la dittatura del proletariato e dei contadini poveri. D'altronde
la politica attuata con decisione dopo la morte di Lenin non fu esente da
errori. La situazione nelle città mgliorava significativamente; gli operai
ottennero un maggiore potere di scambio e l’industria leggera di beni di
consumo si sviluppò. Tuttvia venne sottovalutata l’importanza di sviluppare i
mezzi di produzione che dovevano essere impegnati nella campagna. La scarsità e
il prezzo elevato di questi mezzi di produzione portavano svantaggio aiandavano a detrimento dei
contadini poveri. Oltretutto non fu sviluppato un finanziamento adeguato per
sostenere la produzione dei contadini poveri e, in queste circostanze, questicostoro
si trovarono costretti a chiedere denaro in prestito ai kulaki. L’enfasi doveva
essere posta sull'industria pesante e sui grandi progetti che servivano a
sviluppare l'industria dei mezzi di produzione. C’era bisogno dell'elettricità
e dei metalli per sviluppare la base industriale che avrebbe permesso di
rafforzare l’alleanza tra gli operai ed i contadini
poveri.
Furono prrposte tre soluzioni 1) mantenere lo status quo e lasciare
fare ai kulaki il bello e cattivo tempo nelle campagne; cosa che voleva diresignificava permettere
lo sviluppo di una borghesia capace di rovesciare il regime (la soluzione di
Bucharin): 2) rendere lo scambio economico sempre più vantaggioso per la
campagna, cosa che avrebbe permesso all’industria nazionale di accrescere incrementare la sua
produttività, ma ciò avrebbe indotto i contadini poveri ad allontanarsi dal
regime sovietico (Trotzky); e 3) eliminare i kulaki collettiiizzando le
fattorie in cooperative mentre si mantenevano degli scambi economici
accettabili tra la citta e la campagna e sviluppare l'industria pesante; cosa
che era più propizia al consolidamento dell’alleanza operai-contadini. Venne
scelta la terza soluzione.
Il Ruolo del Partito nella Rivoluzione
La Rrivoluzione
di oOttobre di cui
celebriamo quest’anno l’80° anniversario, era certamente una rivoluzione di
massa, ma essa fu soprattutto la prima rivoluzione socialista. Si ispirava
certamente sull'esperienza alla breve esperienza effimera della
Comune di Parigi, ma ciò che allora eraall’epoca fu un tentativo embrionale, in Russia diventava diventò una realtà per
milioni di uomini e di donne. Essa non si riassumeva nell’instaurazione del
potere socialista al livello di una sola città ma a livello di tutto un paese a
maggioranza contadina. Aveva imparato dalla sconfitta della Comune, in questo
senso sapeva che era necessario stabilire la dittatura del proletariato (e dei
contadini poveri) per la sopravvivenza del nuovo potere; potere che preparava
l’estinzione graduale delle classi e dello Stato essendo questo sempre stato
quest'ultimo lo striìmento di dominio di una classe sull'altra.
Se non fosse stato per il nuovo dingente del partitoPartito bolscevico, la
rii'oluzìone russa non sarebbe mai avvenuta. Ciò che dimostrava il successo dei
bolscevichi non erano tanto le loro idee geniali la loro comprensione tattica o
lae
capacità intellettualei
dei loro dirigenti Era pittosto il loro legame con le masse e la loro
comprensione delle necessità del popolo che gli permetteva di esercitare un
ruolo dirigente nella rivoluzione. Il partitoPartito bolscevico era
il partitoPartito di avanguardia
della classe operaia e ne sapeva comprendere gli interessi oggettivi.
La storia della rivoluzione Rivoluzione d’Ottobre ha dimostrato che Lenin
ed il partitoPartito bolscevico
hanno saputo comprendere quali erano le necessità del popolo. Essi compresero
che ciò
cheal
popolo interessava al popolo non era lala fine della guerra
imperialista, ma bensì
la pace ed il pane. Essi afferrarono il senso
dei movimento contadino rivoluzionario nelle campagne e ritennero necessario
sostenere la rivoluzione Rivoluzione d’Ottobre per appoggiarlo. Noi
siamo lontani dal ritratto borghese che tende a descrivere il popolo russo come
una massa ignorante manipolata da Lenin.
Furono le masse coscienti, organizzate nei Soviet, a prendere il
potere. Forse il partitoPartito da solo avrebbe potuto prendere il
potere, ma non avrebbe potuto conservarlo poiché 'ciò che determina la forza di uno Stato, secondo noi, è la coscienza
delle masse. Lo Stato è forte quando le masse sanno tutto, possono guidare
tutto e lo fanno coscientemente" (Lenin). Il partitoPartito in quanto avanguardia del proletariato, posizione che non avrebbe potuto acquisire se non consenza un vero legame con le masse, guidò il proletariato nell’esercizio del suo potere. Questo dimostra che la tattica principale in un paese con unaa forte componentmaggioranzae
contadina è quella di rafforzare l’alleanza tra gli operai e i contadini
poveri. Questa tattica era necessaria per il consolidamento della dittatura
del proletariato e dei contadini poveri contro la borghesia che minacciava
in ogni momento di ritrovare il suo paradiso
perduto.
Bisognava avere una visione politica della lotta di classe. Taluni Certi elementi del partitoPartito non erano
sinceri e ciò ne minacciava la sua stessa efficacia,
nell’esercizio deI suo ruolo dirigente. Nel Al suo senointerno si svolgevano delle
lotte tra linee contro l’opportunismo, cosa che venne solo aiutata dalla
dottrina di Marx, intesa nel suo vero senso rivoluzionario, che poté così
avanzare.
“Nell'educare
il partitoPartito operaio, il marxismo educa un'avanguardia del
proletariato capace di prendere il potere e di condurre l'intero popolo verso
il socialismo, di dirigere ed organizzare il nuovo regime di
essere l'educatore, la guida e il dirigente di tutti i Iavoratori e gli
sfruttati per l'òrganizzazione della loro vita sociale. senza la borghesia e
contro la borghesia”. (Lenin, Stato e rivoluzione, ed.francese).
La lotta che
Lenin ha condottno per ricentrare il marxismo nella sua via veramente
rivoluzionaria ha in seguito potuto servire da guida alle rivoluzioni in altre
parti del mondo. L'esperienza di Lenin è servita a sviluppare un nuovo marxismo
ad un livello più alto di quello che Marx aveva concepito, il
marxismo-leninismo. ll rnarxismo era stato utilizzato dagli opportunisti per
lottare contro Marx. Ci voleva il marxismo-leninismo per ritornare a Marx. La
rivoluzione d'Ottobre, in pratica, ne ha mostrato la forza. In futuro il
marxismo-leninismo-maoismo permetterà di ripetere lo stesso processo nella
scienza della rivoluzione: vale a dire lottare contro l'opportunismo e irnpadronirsi
della vera essenza rivoluzionaria.
La rivoluzione
russa e l'esperienza della dittatura dei proletariato russo ci hanno fatto
conoscere molte cose che vanno fatte e che non vanno fatte. C'e' bisogno di un partitoPartito proletario che
si ispiri alle esperienze del passato, ma che le analizzi dal punto di vista
degli interessi del proletariato. Bisogna diffidare dei revisionisti che
analizzano il passato con l'occhio della borghesia o della piccola borghesia:
essi difendono degli interessi che non hanno nulla a
che fare con quelli del proletariato. Nelle nostre analisi. non bisogna mai
dimenticare l'aspetto politico: la questione del potere. L’esperienza cinese ha
permesso di avanzare su una via che eviti gli errori. Si sa che la borghesia
può entrare nel partitoPartito e sabotarlo. Si sa che la dittatura
del proletariato è centrale nel socialismo. Si sa che è sempre possibile
vincere perché noi abbiamo dalla nostra parte la causa degli oppressi, ma
bisogna fare un'analisi rigorosa della realtà nella quale viviamo.
ÈE' ispirandosi all'esperienza
rivoluzionaria del proletariato, educandosi ai marxismo-leninismo-maoismo,
legandosi alle masse, che d'ora in avanti sarà possibile esercitare la
dittatura del proletariato, vale a dire il potere degli oppressi/e, degli
sfruttati/e sugli aguzzini seviziatori e sui tiranni dell'umanità. L'avanguardia non
deve mai disarmare; i suoi nemici sono più pronti di quanto essa possa pensare.
Il rovesciamento del proletariato al potere è avvenuto in Russia ed era
all'interno del partitoPartito che si trovavano i peggiori nemici
della classe operaia.
Cronologia dal
Febbraio all' Ottobre 1917
14/2 (27/2): Scioperi operai
in 60 imprese. Manifestazioni al grido di "abbasso Abbasso l'autocrazia, abbasso la guerra".
23/2 (8/3): Giornata internazionale della donna.
90.000 operaie ed operai occupano la piazza. Le truppe armate sono faccia a
faccia con i manifestanti e le manifestanti. Inizio dell'insurrezione a
Pietrogrado. La Russia va di disfatta in disfatta. C'è la crisi nel paese, lo
sfacelo al fronte.
27/2 (12/3): La Duma forma il Comitato per il ripristino dell'ordine ed i
rapporti con le istituzioni. Scioperi e manifestazioni popolari. La truppa
a Pietrogrado si dispone a fianco del popolo contro lo zar. Nascita del Soviet
di Pietrogrado.
2/3 (15/3): Formazione del
governo provvisorio e abdicazione di Nicola II. L'indomani Michele rinuncia al
trono dei Romanov.
14/3 (27/3): Il Soviet di Pietrogrado fa
un Appello per la pace del Soviet di Pietrogrado al mondo
intero.
25/3 (7/4): Primaae fraternizzazione al
fronte tra soldati russi e "nemici".
Fine marzo: Prima conferenza Ppanrussa dei Soviet
operai e soldati.
4/4 (17/4): Ritorno
di Lenin in Russia. Egli pubblica le "Tesi
di Aprile" che proclamano la necessità di passare alla rivoluzione
socialista. Lenin non chiama ancora all'insurrezione, ma alla conquista della
maggioranza nei Soviet a favore dei bolscevichi.
18/4 (1/5): Inizio
della "crisi di aprile",
che si traduce in manifestazioni popolari e scioperi che respingono il proseguimento
della guerra e il rispetto dei trattati zaristi con ilda parte del governo.
24/4 (7/5): Settima VII conferenza
bolscevica. Trionfa la parola d'ordine di Lenin "Tutto il potere al Soviet" che esclude dal potere i
proprietari fondiari e i capitalisti.
5/5(18/5): Entrata dei socialisti
opportunisti nel governo di coalizione.
10/6 (23/6): Inizio del
conflitto aperto tra i bolscevichi e la direzione del Soviet panrusso ancora
nella mani degli opportunisti.
16/6 (29/6): Kerenski lancia
l'ordine dell'offensiva armata che prosegue la guerra imperialista.
18/6 (1/7): Successo
bolscevico alla manifestazione organizzata dai Soviet: La parola d'ordine
"Tutto il potere ai Soviet"
e ripresa con il cuorepassione dai manifestanti.
2/7 (15/7): I cadetti
(la destra opportunista borghese) escono dal governo di coalizione.
3-5/7 (16-18/7): Giornate
di luglio. Nuove manifestazioni di massa contro la guerra che scatenano una
controffensiva degli anibienti più reaaionari della popolazione.
5/7 (18/7): Kerenski Kérenski è presidente
del consiglio. Vengono
adottate Misure misure repressive sono prese contro i
bolscevichi e Lenin è accusato di alto tradimento e di incoraggiamento istigazione all'insurrezione.
Per Lenin, la situazione d'ora in avanti si spingepoi va verso l'insurrezione
armata. Egli abbandona momentaneamente la parola d'ordine “Tutto il potere ai Soviet" fino a settembre.
26/7 (3/8): Al suo IV congresso (quarto) il
partitoPartito bolscevico
sostiene che la rivoluzione armata è diventata necessaria. Lenin, nella
clandestinità, non può assistervi. E' Stalin che presenta il rapporto del CC e
quello sulla situazione politica.
Estate 1917: Da Fin da marzo, i
contadini si appropriano spontaneamente e illegalmente delle terre.
26/8 (8/9): Il generale
Kornilov tenta un colpo di Stato che faffisce. Kerenski Kérenski diventa
generalissimo.
25/9 (8/10): Kerenski Kérenski forma un nuovo
governo responsabile davanti la cdinnanzi alla Convenzione democratica.
4/10 (17/10): I bolscevichi
sono maggioritari nel Soviet di Pietrogrado. Essi diventeranno maggioritari al Secondo II congresso panrusso
dei Soviet che si apre il 25/10.
9/10 (22/10): Il Soviet di Pietrogrado fonda il Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado.
10/10 (23/10): Lenin convince i bolscevichi ad inscriverea mettere all'ordine del giorno
l'insurrezione armata.
18/10 (31/10): Kamenev e Zinoviev condannano apertamente tale
decisione, ciò allarma l'opinione borghese.
24-25/10 (6-7/11): Insurrezione d’Ottobre
trionfale.
25/10 (7/11): Lenin è eletto Presidente del
consiglio dei commissari del popolo durante il Secondo II congresso dei
Soviet. In questo congresso è adottato il Decreto
sulla terra che abolisce tutte le proprietà private del suolo.