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parte documentale dell’opuscolo diffuso da mailto:primomaggio1945@yahoo.com
L'ASSALTO AL CIELO
Dichiarazione finale di Dimitris
Koufontinas al processo contro l'organizzazione rivoluzionaria "17
Novembre" davanti al tribunale speciale di Atene.
A Proposito Di Diomidis Komminos
(1)
Diomidis Aveva Un Passato
Gravoso
Quando A Cinque Anni, Sulle
Spalle Di Suo Padre
Gridava Libertà Per Cipro
Quando A Dieci Anni, Scalzo
Con Una Fetta Di Pane
In Tasca
Prese Parte Alla Marcia Della
Pace
A Dodici Anni Esigeva La
Democrazia
Quando A Diciassette Anni
Portava Nelle Mani Un Manifesto
Pane-Istruzione-Libertà
(Dimitris Ravanis-Rentis)
Signor presidente,
non farò quel che esigete da me. Non mi difenderò, perché rifiuto le imputazioni e la requisitoria dell'accusa. Non coopererò al tentativo di condannare un'organizzazione rivoluzionaria come organizzazione criminale e al tentativo di separare un fenomeno politico dalle sue radici sociali- Poiché qui il 17N viene affrontato al di fuori del quadro sociale, politico e storico in cui ha agito negli ultimi 30 anni. Rifiuto che qui sia giudicata la sinistra rivoluzionaria. Rifiuto questo tribunale, poiché esso non può giudicare fenomeni sociali. Il vostro tribunale non può capire la realtà del 17 N. Voi ci potete condannare solo con il diritto della diseguaglianza e con un codice penale che noi non possiamo accettare. Noi subiremo il vostro diritto, ma non siamo costretti a riconoscerlo. E' un sistema di diritto ipocrita. E' un sistema che lascia impuniti i potenti e i ricchi, gli industriali che assassinano con gli incidenti sul lavoro, gli armatori che affondano le loro vecchie navi con dentro le persone e i saccheggiatori della ricchezza pubblica, per tutti loro questo diritto non vale.
Il vostro tribunale è stato creato sulla base di una legge speciale autoritaria. E' un tribunale dotato di relative prescrizioni e i suoi membri hanno legittimato una scandalosa sentenza anticipata. La decisione sul cosiddetto "crimine politico" ha già messo in mostra i suoi limiti. Nei fatti i paragrafi del diritto speciale avrebbero dato il permesso di comprendere la prassi del 17N come "crimine politico". Ma l'ordine dominante pretendeva qualcosa d'altro. Esso ci cuole condannati come "criminali comuni" e non per quello che noi siamo: ostaggi di una guerra senza dichiarazione di guerra, di una guerra sociale inconciliabile che viene combattuta fino alla fine fra le classi, fra ricchi e poveri, forti e deboli, sfruttati e sfruttatori. Io ho dichiarato di essere membro del 17N e assumo la responsabilità politica della sua prassi. Sono d'accordo con tutte le sue tesi e decisioni. Solidarizzo con tutte le attività intraprese dai compagni del 17N. Lo stesso vale per ogni lotta condotta per un mondo di pace e di libertà, per un mondo senza sfruttamento, ingiustizia e falsa legalità.
Non farò quello che voi volete. Non seguirò la vostra logica. La nostra etica non s'accorda con nessuna cooperazione e con nessun tradimento. Perciò non parlerò del mio rapporto politico con l'organizzazione. Non intraprenderò nessun tentativo di convincervi a quali attività non ho preso parte. Non parlerò dei miei coimputati. Questo è il mio comportamento e lo manterrò, ugualmente, quale sia il prezzo personale che mi viene richiesto.
Dall'inizio il 17N ha dichiarato di essere un'organizzazione di semplici combattenti del popolo. I suoi membri hanno origine nel cuore del popolo, ne hanno udita la voce ed hanno cercato di portarne avanti i presupposti. Avevano cura di rendere conto di ciò solo al popolo. Non parlerò dell'organizzazione e della sua prassi e mi rivolgo a tutti quelli che hanno creduto in noi, che ci hanno dato sostegno morale e per i quali eravamo una scintilla di speranza. Uno dei testimoni ha espresso questo così: noi eravamo un sospiro di sollievo, un momento, in cui veniva creata la giustizia -qualcosa che lei, signor presidente, non può mai essere.