NO al revisionismo
!
Contestato pansa a Reggio Emilia
Esprimiamo la nostra vicinanza agli antifascisti che
hanno contestato Giampaolo Pansa, colui che continua ad infangare la pagina più
importante della storia del nostro paese: la Resistenza.
Milioni di donne, giovani, operai e braccianti hanno
lottato per liberare il nostro paese dalla dittatura nazi-fascista e per
costruire una società basata sulla solidarietà e la giustizia. Pansa, i
revisionisti che lo sostengono e così tutti coloro che lo difendono hanno
l’obbiettivo di questa pagina gloriosa della nostra storia.
Esprimiamo la nostra solidarietà a quei giovani
antifascisti che hanno contestato legittimamente questa sporca iniziativa e
hanno difeso i valori di libertà, solidarietà e giustizia sociale che la
Resistenza ci a lasciato.
NO al revisionismo!
Ora e sempre Resistenza!
Viva i nuovi partigiani!
Libertà per gli antifascisti e per tutti i compagni
colpiti dalla repressione!
Rete Anti-Fascista (RAF) – Reggio Emilia
Articolo tratto
dal Corriere della Sera: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/10_Ottobre/17/cazzullo.shtml
Reggio Emilia,
pugni e schiaffi alla presentazione del libro.
Lo scrittore: disonorate la Resistenza Skinhead di sinistra e partigiani, rissa
per Pansa Calci e pugni, lo scrittore: disonorate la Resistenza
Giampaolo Pansa
REGGIO EMILIA — È la prima presentazione de «La grande bugia. Le sinistre
italiane e il sangue dei vinti», il libro in testa alle classifiche. Giampaolo
Pansa ha scelto Reggio Emilia, «città di misteri, terra del triangolo della
morte», e ha invitato il cronista del Corriere a intervistarlo. L’autore
esordisce rievocando quanto è accaduto un anno fa, in questa stessa sala
dell’hotel Astoria, al termine della presentazione del suo penultimo libro,
«Sconosciuto 1945». «Si alzò un signore sulla sessantina e disse: "Io non
mi sento un cittadino di serie A. Sono solo un cittadino di serie B. Perché da sessant’anni
cerco le ossa di mio padre, e non le ho ancora trovate».
In quel momento nella sala entra un giovane dalla testa rasata, scaraventa una
copia de «La grande bugia» sul tavolo, si avventa contro Pansa e urla: «Io sono
un cittadino di serie A, e lei ha scritto un libro infame per fare soldi sulle
spalle della Resistenza! ». Entrano di corsa venti giovani dei centri sociali,
alcuni di Reggio, altri venuti da Roma. Lunghi capelli con le treccine, pugni
chiusi. Occupano la sala, srotolano striscioni rossi con le scritte
«Revisionisti assassini» e «Ora e sempre Resistenza», cantano in coro «Bella
Ciao».
La sala è strapiena, e ognuno reagisce a modo suo. Un gruppo di ragazzi di
destra si scaglia contro i contestatori, tenta di strappare le bandiere rosse,
volano spintoni e insulti. Ma pure alcuni ex partigiani si ribellano: «Siamo
comunisti da cinquant’anni ma siamo qui per ascoltare Pansa, se non lo fate
parlare siete peggio dei fascisti!». Altre botte, altri insulti. Dalla prima
fila, dove siedono tra gli altri il direttore della Mondadori Gian Arturo
Ferrari, quello della Sperling Marco Ferrario, Paolo Pisanò, l’avvocato Odoardo
Ascari e l’editorialista di Repubblica Edmondo Berselli, alcuni si alzano per
stringersi attorno a Pansa, che però rifiuta di abbandonare la sala: «Sono qui
per incontrare i miei lettori reggiani e non mi lascerò intimidire da un gruppo
di intolleranti».
Il cronista del Corriere tenta di convincere i più disponibili al dialogo a
leggere un comunicato e andarsene. «La sala è occupata, sarete voi ad
andarvene! ». Altri cori di Bella Ciao, minacce, tafferugli con i fotografi.
Vengono distribuiti volantini: «Pansa prezzolato/ con l’infamia c’hai
speculato». Dalla sala ritmano: «Libertà! ». I ragazzi dei centri sociali
urlano: «Viva i fratelli Cervi! Viva Giorgio Bocca!». Coro di «buuu». Pansa
tenta di farli ragionare: «Non state rendendo un servizio alla memoria dei
partigiani». Alla fine arrivano tre volanti della polizia e la sala viene
sgomberata.
Lungo applauso per Pansa, che a tarda sera può cominciare a parlare. «Sono
contento di quanto è avvenuto. Perché indica di quale carica d’odio sia intrisa
la vita pubblica italiana, e quanti pregiudizi ideologici facciano velo al
dibattito libero sulla storia. L’importante è comportarsi come abbiamo fatto
noi stasera: restare calmi, non lasciarci intimidire, e rendere ognuno libero
di esprimere la sua opinione. Loro, e noi».